Di Redazione
Il ristorante preferito da Grillo a Roma? Il Tempio di Minerva di viale Manzoni, dice il Corriere della Sera. Il tempio de che?
Sconcerto tra gli addetti ai lavori. Colti di sprovvista, dopo sommarie ricerche, non risulta abbia stelle Michelin, ma neanche che sia inserito nelle principali guide enogastronomiche, neppure in quella enciclopedica di Repubblica. Silenzio anche dai siti gourmet, Puntarella Rossa compresa. E dunque?
Il primo pensiero, superficiale come tutti i pensieri immediati, è che l’irruzione dei 5 Stelle non sia un ciclone solo per la casta dei politici. Il nuovo paradigma grillino rovescia luoghi comuni e strutture consolidate. Destruttura, spiazza, sorprende. Il secondo pensiero, che non è detto sia meno superficiale del primo, è che forse è solo un caso e non è il caso di specularci sopra. Il terzo, forse quello giusto, è: ma com’è questo Tempio di Minerva? Le foto non sono incoraggianti, ma la domanda è: è in qualche modo il segno del nuovo che avanza, condivide l’impostazione rivoluzionaria del Movimento 5 Stelle, è contraddistinto da qualche elemento di novità rispetto al magna magna consueto al quale siamo abituati o no? L’inaffidabile Tripadvisor, che ha il polso del Paese reale (compresi manipolatori e lobby virtuali), gli assegna ben 446 eccellente, 86 buono, contro 66 tra scarso e pessimo. Forse la vera novità è proprio questa, che un politico (sia pure non parlamentare) abbia scelto un ristorante ordinario, normale (come direbbe D’Alema), discreto anche se un po’ dozzinale, del tutto fuori dal giro dei soliti noti, scartando le mangiatoie di lusso della Casta o le trattorie radical chic. Abbiamo parlato con Francesco (meglio noto come Bobo), titolare del locale, che ci ha raccontato di Grillo, dei suoi pagamenti con carta di credito (Monte dei Paschi!) e delle facce lunghe dei grillini.
“Di certo di nuovo c’è che quando venerdì sera Grillo, Casaleggio e una trentina di attivisti erano qui – ci racconta il titolare, Francesco, meglio conosciuto come Bobo – fuori non c’erano mica auto blu ad aspettarli. Anzi: ho fatto io il servizio navetta dal ristorante all’hotel”. Il giorno clou è quello del comizio finale a piazza San Giovanni, quando il leader del MoVimento ha scaldato gli animi di un pubblico estasiato, nonostante la pioggia. “Avevano chiamato per prenotare una decina di giorni prima, ma avevo declinato: 100 coperti non ce li ho! Poi la sera mi ha ricontattato il loro hotel: erano solo in 30, volevano il locale tutto per loro. Ma ovviamente non potevo, avevo altri clienti. Allora gli ho riservato una parte, ho messo un separè tra i due vasi. Ed è andata”.
Ma perché scegliere proprio il Tempio di Minerva? Sarà grillino anche Bobo? “Non mi fare dire cosa voto, io faccio il ristoratore. La mia opinione? E’ perché faccio i primi romani migliori della zona”.
La nottata grillina di venerdì sembra non avere fine. La cena, iniziata verso le 11 e 30 di sera, è andata liscia liscia, tra foto, interviste su La Cosa, cacio e pepe, cicorietta ripassata e vino in quantità, fino alle 4 e 30 del mattino. “E ogni volta che qualcuno voleva entrare per una foto, Beppe mi diceva: Ma sì Bobo, falli entrare, facciamo tutti!”. L’abbraccio tra Grillo e Bobo, invece, resta immortalato su una felpa indossata in questi giorni dai camerieri del locale. Ma è vero, gli chiediamo, che i grillini hanno un po’ il braccino corto? “Diciamo che stanno attenti, che chiedono non solo lo scontrino, ma anche lo sconto, se si può. A fine serata mancavano una decina di quote. Non c’è problema, ha detto Grillo. Ha tirato fuori la carta di credito del Monte dei Paschi (ma è una vecchia carta, si è giustificato ridendo) e ha saldato il conto”.
Instradati dal loro leader, i grillini sono tornati al Tempio di Minerva anche lunedì sera. “Ma erano tutti un po’ più seriosi – ci confessa Bobo – Non avevano mica l’entusiasmo della sera prima. Sarà che una volta entrati in Parlamento vedono tutto un po’ più complicato”. di Viviana Spinella www.puntarellarossa.it
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