di Ester Lucchese
Le undici storie raccontate da J. L. Borges, scrittore argentino, presentano un filo conduttore costituito dalla volontà di svelare tante realtà unite insieme dalla capacità descrittiva e dall’essenzialità. Il manoscritto di Brodie, che dà il titolo all’intera opera, in realtà è l’ultima storia del libro. David Brodie era un missionario cristiano scozzese che nel 1840 predicò la sua fede in Africa ed in Brasile. Il manoscritto, mai dato alle stampe, è presente nel 1° volume delle Mille e una notte di Lane. Egli descrive le abitudine degli Yahoos, una popolazione non solo primitiva ma degenerata, non per questo da annientare. Secondo Brodie, nonostante tutto, occorre salvarla perché essa rappresenta la cultura così come era presentata a quei tempi, “malgrado i propri peccati”.
I racconti sono vari, si parla degli scapestrati Nilsen, di Francisco Ferrari, il temerario, il forte. Le storie, sebbene siano raccontate in maniera concisa, “sfuggono alla comune misura del tempo e si sa che non si può misurare il tempo in giorni come si misura il denaro in pesos, perché i pesos sono tutti uguali, mentre ogni giorno è diverso e forse anche ogni ora”, sostiene l’autore.
La raccolta dei racconti, decisamente realisti, rappresentano uno stacco dal passato infatti Borges nello scrivere quest’opera ha raggiunto i settant’anni. I topoi letterari, riaffioranti leggendo le brevi trame, riescono non solo a dare spessore al testo, ma a consegnarci un’opera discretamente leggera e che, soprattutto, si fa leggere fra le righe.