Di Francesca Tomei
In uno dei miei articoli ho parlato dell’allevamento, sottolineando quelli che sono i requisiti da tener presente quando si decide di acquistare un cane di razza. E qualcuno, dopo averlo letto, mi ha chiesto il perché di quell’argomento e perché consiglio gli allevamenti (quelli seri) quando invece, partendo dal presupposto che amo gli animali, non propongo l’adozione di cani più sfortunati, provenienti, per esempio da canili, o semplicemente meticci. Così colgo l’occasione per affrontare un argomento altamente dibattuto nel mondo cinofilo: cane di razza o no? Non ho nulla in contrario alla scelta di adottare cani non di razza o con trascorsi difficili e tristi. Anzi per lungo tempo i cani della mia famiglia sono stati “recuperati” da situazioni più o meno tragiche. Ed il miscuglio di razze era talmente grande e variegato che era difficile capire quali e quanti incroci ci fossero. E sono stati, alcuni lo sono ancora, cani che non avremmo mai cambiato con l’esemplare più importante di una qualsiasi linea. L’amore per loro ed il desiderio di sentirli parte delle nostre vite ce li ha fatti accogliere così come erano, con “pregi e difetti”, fisici e caratteriali. Allo stesso modo in cui si accoglie ed ama un figlio, a prescindere da tutto. Poi, però, ho deciso di prendere anche due cani di razza. Ho pensato a lungo su quale razza orientarmi, alla fine ho deciso e li ho acquistati, affrontando due viaggi di centinaia di chilometri. Già qualcuno all’epoca mi chiese che senso aveva quella decisione…quando “se vuoi veramente un cane puoi scegliere di salvarlo da un brutto ed incerto destino”. E’ un ragionamento logico e lineare, ma allo stesso tempo non posso definirlo scontato. Scegliere un cane di razza non è bisogno di apparire, voglia di mettersi in mostra, di darsi quel tono in più. E’, a mio parere, sinonimo di una scelta consapevole. Ho scelto una particolare razza, con delle caratteristiche precise. Tra l’altro la mia scelta non è ricaduta su una razza molto diffusa, è poco conosciuta e questo contribuisce ad evitare che quei soggetti presentino aspetti caratteriali spiacevoli, dovuti alla manipolazione ed alla produzione in serie operata dall’uomo. Volevo dei cani socievoli, docili, collaborativi, di media tempra, rustici, capaci di adattarsi ai diversi contesti e con attitudini in linea col mio stile di vita. Esigente, vero? Tra circa 400 razze c’è sicuramente il cane per ognuno di noi. Ciò che ha mosso la mia scelta è stato l’obiettivo che avevo: cosa volevo fare con i miei cani. Già, perché il cane quando entra nella mia vita ne fa parte integrante. Il mio cane ed io siamo un unico individuo, percorriamo la stessa strada, affrontiamo le difficoltà ed il divertimento insieme. E poiché intendo la nostra vita un cammino a 6 zampe, ho scelto quella specifica razza tra le tante: avendo un’ampia gamma di possibilità ho valutato e deciso per quelle che erano più consone al mio stile di vita e alle quali mi sarei potuta adeguare, perché il risultato finale fosse una grande, intensa e completa relazione. Nel mio caso specifico, essendo un Istruttore Cinofilo (capita anche a tanti miei colleghi) subentra anche un altro aspetto: il cane non è solo compagno di vita, ma anche collega di lavoro, il cosiddetto “cane spalla”. Lavoro col mio cane, faccio dimostrazioni, incontri di socializzazione,…e tanto altro. Ecco così spiegata l’esigenza di trovare caratteristiche precise e specifiche che mi permettano di riuscire al meglio anche in questa collaborazione lavorativa. Ma a parte le mie considerazioni ed esigenze personali, la scelta del cane dovrebbe sempre essere fatta con consapevolezza, al fine di garantire al binomio uomo – cane un rapporto sereno e soddisfacente, senza delusioni. Un proprietario sedentario, che vive in città, si sposta in auto e non vuole saperne di fare movimento non può scegliere un Border Collie o un Saluki, e nemmeno un Jack Russel…o tante razze ancora. Si ritroverebbe a convivere con un cane nevrotico, insoddisfatto, che non può appagare il suo bisogno cinestesico (di fare movimento) e che in risposta tenderà a sfogare la sua frustrazione in casa, con distruzioni, iperattività, aggressività, o al guinzaglio tirando esageratamente e rendendo la passeggiata un incubo. Oppure il proprietario sedentario e riservato che sceglie un Labrador pretendendo che non sia socievole e carico di energie. Per non parlare, poi, del tipo energico e sportivo che adotta un Bulldog Inglese…non può certo costringerlo a frenetiche corse! O la signora silenziosa, riservata, amante della lettura e della musica classica che vive in appartamento…un Volpino o uno Yorkshire non sarebbero indicati…il loro abbaio la disturberebbe la quiete domestica. O la donna eccessivamente permissiva che vive con un Pit…e neanche il signore troppo impositivo che vive con lo stesso Pit… E non sto raccontando casi limite, ma, e nel mio lavoro ne ho viste, situazioni molto comuni, in cui i binomi erano del tutto incompatibili. Ogni razza possiede caratteristiche che determinano l’indole e le attitudini del cane e non possono essere eliminati perché fanno parte del patrimonio genetico. E neanche la crescita dell’animale potrà cambiare queste tendenze…un segugio anche da vecchio si allontanerà per fiutare chissà cosa…e non lo fa perché noi non siamo importanti, ma perché è quello il suo scopo innato. Scegliere il “cane giusto” riduce il rischio di delusione, nostra e del cane. Purtroppo gli incroci sono difficili da decodificare a meno che non si conoscano i genitori (di razza)
e si possa, così, immaginare quelle che potrebbero essere le tendenze del cucciolo. Un meticcio può racchiudere in sé tantissime caratteristiche e non tutte potrebbero piacerci. Diciamo che scegliere un cane di razza semplifica un po’…Partire da una base, non dico di certezze e garanzie, ma di promesse genetiche è un grande aiuto nella vita a 6 zampe. In realtà io consiglio spesso adozioni “del cuore”, per salvare cani segnati da chissà quale destino. E sono sempre felice quando un umano sceglie il suo cane, soprattutto se meticcio. Ma so, e questo
lo comunico sempre, che potrebbero presentarsi delle difficoltà in più. A prescindere dal cane che scegliamo, di razza o no, il rapporto va costruito giorno dopo giorno, cercando di capire il soggetto che abbiamo accanto, cercando di farci capire, metterci in discussione perché in un rapporto è necessaria la reciprocazione, il dare ed avere. Sono ripetitiva, lo so, ma nel rapporto col cane è necessario innanzitutto prendere consapevolezza che il soggetto che scegliamo appartiene ad una specie non umana, per cui, se vogliamo creare il feeling, la relazione, l’intesa, dobbiamo noi umani per primi fare un passo verso il pet. Uscire, insomma, dalla convinzione che
sia lui a doversi adeguare a noi, a modificarsi a nostro piacere, e comprendere che, poiché noi gli abbiamo “imposto” la vita al nostro fianco, siamo proprio noi a doverci modificare, entrando in una dimensione non umana.
Francesca Tomei, Istruttore Cinofilopresso Divertirsi a 6 zampe A.S.D.
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