di Ester Lucchese
Orazio è il poeta latino della realtà quotidiana, dunque, la sua produzione è pregna di elementi autobiografici, sebbene la sua piena maturità artistica la raggiunse in qualità di poeta civile.
Le “ Satire” affidate ad un uditorio esclusivo sono il luogo dell’autobiografia, del diario, della cronaca, della lettera e degli avvenimenti, nonché di personaggi, osservazioni e pensieri della vita di ogni giorno. In esse il poeta latino, non attacca mai direttamente le persone nei loro vizi, semmai attacca i vizi nelle persone, e tutto questo per ricercare un atteggiamento morale in accordo con la convinzione che :” è impossibile la felicità per chi è schiavo dei beni effimeri e si trova perciò indifeso dai colpi della fortuna”. L’ideale a cui Orazio si riferisce è dunque l’ “autarkeia” ed il luogo ideale in cui si realizza la tranquillità dell’animo e il dominio delle passioni è il “ modus” ,cioè il giusto mezzo. Il tono medio è ricercato da Orazio soprattutto nello stile linguistico che adotta lo schema metrico dell’esametro.
Nel 1° libro della 10^ Satira il poeta riprende l’argomento trattato precedentemente e cioè che Lucilio, vissuto precedentemente, aveva avuto il gran merito di aver dato avvio al nuovo genere poetico della Satira. Per questo Orazio cerca di conservare i vari tratti caratteristici della satira luciliana, sebbene egli cerca di non essere aggressivo contro i singoli personaggi.
Nei versi 9-15 il poeta mostra di aver assimilato l’essenziale degli insegnamenti di Callimaco, poeta e filologo greco antico dell’età ellenistica, secondo il quale bisogna difendere la brevità concentrata.
SATIRA 10ª
Est brevitate opus, ut currata sententia neu se
Inpediat verbis lassas omerrantibus auris,
et sermone opus est modo tristi,saepe iocoso,
defedente vicem modo retori atque poetae,
interdum urbani, parcentis viribus atque
exetenuantis eas consulto, ridiculum acri
fortius et melius magnas plerumque secat res.
Traduzione
C’è bisogno di brevità, perché il pensiero scorra via
e non si impacci con parole che appesantiscono e stanchino le orecchie.
C’è bisogno che il tono sia austero, spesso giocoso,
che difenda ora la parte dell’oratore ora del poeta,
talvolta dell’uomo di mondo che risparmia agli altri uomini il suo vigore
ed ad arte lo attenua.
Lo scherzo il più delle volte, tronca questioni importanti
con più energia ed efficacia del tono serioso.
Ma in quale periodo della storia antica visse il poeta latino?
Con l’età di Augusto si infoltirono le biblioteche pubbliche e crebbero le produzioni di libri, si organizzò inoltre l’istituzione scolastica dai livelli inferiori fino ai più alti per il fatto che l’impero augusteo voleva effettuare un’autentica coesione sociale. L’insegnamento, dunque, a Roma, in questo periodo della storia antica ha una funzione molto importante e si fa portavoce dell’eredità ellenistica, tanto è vero che molti maestri greci trovarono accoglienza presso Augusto.
Il biografo Svetonio , a proposito di Ottaviano, ci dice queste parole: “ Ingenia saeculi sui omnibus modis fovit; recitanti set benigne et patienter audiit,nec tantum carmina et historia, sed et orazione et dialogos. Componi tamen aliquid de se et serio et a praestantissimis offendebatur nomen suum commissioni bus obsolefieri”.
Traduzione.
Con tutti i mezzi favorì gli ingegni del suo tempo, ascoltò con benevolenza e pazienza non solo i versi ma le opere storiche, così come le orazioni ed i dialoghi. Tuttavia non voleva che nelle opere si parlasse di sé , e si offendeva se non lo si faceva con tono serio e da parte di scrittori qualificati, per questo ammoniva i pretori a non permettere che il suo nome fosse svilito in concorsi letterari.
Leggendo questa pagina di storia si evince che Augusto aveva sì incoraggiato i letterati del suo tempo, tuttavia aveva effettuato una sorta di selezione fra di loro. Il suo più stretto collaboratore, discendente da una nobile famiglia etrusca, fu Mecenate, seguace dell’epicureismo, a cui affidò l’impegno di proteggere gli intellettuali e gli artisti di quell’epoca ( da ciò deriva la parola “mecenatismo”). Egli ebbe il ruolo inoltre di organizzatore culturale.
Il venosino Orazio, nonché ex-repubblicano, sarà ben presto integrato nell’” èlite letteraria del nuovo regime”.
Note:
Orazio, Satire, Bur, 1986,p.p.184-197
G. F. Gianotti A. Pennacini, Società e comunicazione letteraria di Roma antica, Loescher editore, II Volume, p. p. 113-197