di Ester Lucchese
L’ambiente scolastico deve poter essere uno spazio vitale, in cui il giovane alunno e l’ insegnante debbono riuscire a condividere momenti di interazione stimolanti e gratificanti, affinché si espleti lo sviluppo, soprattutto del discente, come espressione di un processo sociale arricchente, in quanto esperienza culturale, secondo le teoria dello psicologo russo L. S. Vygotskij.
L’insegnante deve poter fornire una base emotiva sicura, caratterizzata da rapporti interpersonali positivi.
Un bambino che sta bene, per quanto attiene la sfera emotivo-affettiva che coinvolge l’area della percezione di sé, è un bambino che apprende. L’apprendimento pertanto è un fenomeno attivo ed interattivo.
Scheiber nel 1998 scriveva: “ Ciò che sembra determinare la riuscita sociale di una persona non è tanto la potenza del suo intelletto, quanto la sua capacità di comunicare con gli altri, di valutare le situazioni sociali ed emozionali, di controllare le proprie emozioni, di non lasciarsi trascinare dalla collera, di inibire la propria aggressività, di emettere i giusti segnali emozionali, di restare sintonizzati con gli altri per navigare in modo armonioso con la flotta di relazioni umane di cui si è circondati”.
Quando i bambini incontrano insegnanti attenti, che sanno cogliere le emozioni implicate nel processo dell’apprendere e distinguere i sentimenti e i vissuti, “non solo trovano una risorsa, ma sviluppano un senso di fiducia nell’altro, che permette la relazione e stimola l’apprendimento. L’insegnante diviene allora colui che riesce a contenere le fatiche dell’apprendere e le restituisce al bambino gestite, cioè organizzate secondo una programmazione e una pianificazione pensata per il gruppo classe e per ogni bambino”
Egli costituisce inoltre un valore”fondamentale, rispetto alle trasmissioni anche culturali ed educative dei mass media”
Ci si pone a questo punto una domanda se è mai possibile trasformare una struttura burocratica, come la scuola, in un’autentica esperienza di comunità.
Spostandoci più a nord, in Toscana per l’esattezza, è possibile notare un modello nuovo di comunità scolastica e di insegnamento denominato scuola “Senza Zaino”, dove gli spazi sono aere in cui non vi sono più la cattedra ed i banchi monoposto, disposti in fila, ma aree. Vi è l’area tavoli, l’area della matematica, l’area della lingua, l’area delle scienze naturali e antropologiche.
Gli alunni non portano più lo zaino ma cartelline o borse a tracolla.
Questo modello di scuola dove vi è un luogo d’incontro, fra docenti ed alunni, denominato agorà, attualmente è riuscito a coinvolgere 35 istituti scolastici ed è stato realizzato sia nelle scuole dell’Infanzia, nella primaria e nelle scuole secondarie di primo grado.
Le aule sono dotate di computer e di Lim ed una particolare cura è riservata alla pannellistica ed ai cartelloni. Ci si avvale di modalità comunicative iconiche, attive, simboliche ed analogiche, viene inoltre favorito il linguaggio non verbale.
La didattica è improntata secondo un insegnamento diversificato, sia a livello individuale che di gruppo, i contenuti e gli obiettivi sono quelli previsti dai Programmi Nazionali.