Di Paola Bozzani (Presentazione nuova rubrica Storia di Bari)
In un caldo giorno del mese di luglio 1782 la signora donna Orsola, moglie del defunto Carlo Zeuli, abitante in uno dei palazzi di proprietà della famiglia Tanzi in”ruga Francigena”, oggi via Palazzo di città, alle ore 12 circa si affacciò alla finestra della sua casa che dava sul vicolo detto “Lo corsiuolo” proprio dalla parte delle mura della città e chiamò la sua lavandaia, Silvia Tinto, per comandarle di consegnare una cassetta sigillata alla Madre priora del Monastero di Santa Teresa .
La lavandaia, per servirla, si recò al Monastero dove la Madre priora le disse di riporla nella ruota, “come fece essa Silvia ponendo la cassetta in detta ruota e la girò dalla parte di dentro”. Allo stesso modo nei giorni seguenti la lavandaia fu nuovamente chiamata dalla signora che le diede un “involto” ben cucito da portare al medesimo Monastero, pregandola di mantenere il segreto. La donna lo mise nel suo “avantisino con alcuni panni lordi sopra” ma mentre stava per andare via incontrò il figlio della signora, don Onofrio Zeuli che volle vedere cosa portava nel grembiule, nonostante ella avesse affermato di portare solo dei panni sporchi.
Don Onofrio, scopertolo, si fece consegnare l’involto cucito.
L’involto conteneva alcuni oggetti appartenenti all’eredità del padre, don Carlo Zeuli;.In conseguenza di ciò, la lavandaia, fu costretta a recarsi, per fare una dichiarazione giurata dell’accaduto, dal notaio Nicola Giuseppe De Rella di Bari, incaricato di fare l’inventario di tutti gli oggetti appartenenti all’eredità di don Carlo, ovunque conservati. Gli oggetti contenuti nell’involto furono così inventariati nell’ultima parte dell’inventario benché avessero un valore irrisorio rispetto ai beni appartenenti all’eredità del ricco signore Carlo Zeuli elencati in ben venti pagine d’inventario.
Questa storia testimonia quanto sia cambiato il valore che la società attribuisce agli oggetti infatti non è infrequente nei documenti dell’epoca trovare inventariate perfino le“pezze inservibili”.
Il racconto è tratto dall’Inventario dei beni mobili di Carlo Zeuli dell’ 11 agosto 1752, contenuto nel protocollo notarile dell’anno 1752 del notaio Nicola Giuseppe De Rella di Bari e conservato presso l’Archivio di Stato di Bari. *Le frasi e le parole tra virgolette sono tratte dal documento originale.
Paola Bozzani, laureata in filosofia presso l’Università degli Studi di Bari, specializzata in Archivistica Paleografia e Diplomatica presso la scuola dell’Archivio di Stato di Bari, specializzata in storia dell’arte alla scuola di specializzazione dell’ Università di Urbino, ha ricoperto il ruolo di Ispettore degli archivi con la qualifica di Archivista di Stato alle dipendenze del MIBAC (Ministero dei Beni e Attività Culturali ) presso la Sovrintendenza Archivistica per la Puglia.
Riproduzione Riservata © Copyright Giornale Armonia
Pubblicità
Metti “Mi Piace” sulla pagina del Giornale Armonia >>>>> www.facebook.com/GiornaleArmonia
Segnala questo articolo su Facebook Twitter e Google