di Ester Lucchese
Riuscire a perseguire dei risultati idonei per lo sviluppo del Mezzogiorno è quanto si propone di delineare Carlo Trigilia, sociologo ed economista, nonché ministro del Governo Letta per la Coesione Territoriale e professore della Facoltà di Scienze politiche ”C. Alfieri” dell’Università degli Studi di Firenze.
Il saggio che vede la sua pubblicazione per conto della casa editrice Il Mulino di Bologna, nel 2012, è un limpido resoconto di un’attenta analisi atta ad individuare le linee guida per una crescita dell’ Italia attraverso lo sviluppo del Mezzogiorno.
Significativo ed esemplificativo, pertanto, risulta essere il titolo Non c’è Nord senza Sud premessa di una minuziosa e scrupolosa ricerca che ha permesso di articolare l’opera in quattro capitoli fra loro complementari.
Felici appaiono, a tale proposito, le citazioni, che precedono lo scritto, di P. Villari e F. S. Nitti entrambi concordi nell’affermare la stretta connessione tra la crescita dell’ Italia e lo sviluppo del Mezzogiorno. “ Senza la libertà degli oppressi, non aumenterà tra noi il lavoro.
Il problema dell’avvenire dell’unità è nella risoluzione del problema meridionale.”
Di seguito riporto alcune parti dell’opera affinché siano per tutti noi oggetto di riflessione, consapevole del fatto che ogni cittadino fa parte di quel capitale sociale, argomento su cui il prof. Trigilia spende una saggia ed eloquente disquisizione. Naturalmente si spera che tutto ciò non risulti un vano e teorico studio ma che sappia realmente costituire un prontuario prezioso per chi ha a cuore le sorti dei nostri territori così lontani geograficamente dalle cabine di regia governative, anche se sono a tutti gli effetti espressione dell’andamento generale di un’ Italia che ha voglia di crescere e di cambiare consapevolmente.
Allora che ben vengano attività legate all’”economia della conoscenza o alla valorizzazione del patrimonio ambientale e storico-artistico”, sostiene l’economista, elementi intesi come servizi collettivi utili se ben coordinati da attori pubblici e privati.
Sottolinea il ministro che”lo sviluppo autonomo del Sud è compromesso dal fatto che gli investimenti pubblici sono minori, vi è carenza di infrastrutture e di servizi. Bisogna incrementare, invece, le politiche di incentivazione alle singole imprese ossia i finanziamenti a fondo perduto ed a tasso agevolato, sgravi fiscali e contributivi, credito d’imposta. È necessario promuovere progetti di sviluppo integrati dei territori”.
La capacità di cooperare e di organizzarsi fomenterebbe la cultura civica che rappresenta il capitale sociale. Tuttavia Trigilia è costretto a fare questa amara constatazione: “Ciò che spaventa chi opera al Sud è il capitalismo politico-criminale. La minaccia della forza non legittima e gli accomodamenti di tipo collusivo con il potere mafioso, il radicamento locale ed il controllo dei territori mediante gli appalti, le opere pubbliche, la distribuzione di energia, la gestione dei rifiuti, gli scambi occulti”, sono il vero nodo che non agevolano lo sviluppo.
Bisogna perseguire pertanto una politica di sviluppo in cui le risorse locali devono essere messe meglio in comunicazione “con i mercati ed i potenziali fruitori”.
Dal Governo, unitamente alle Regioni, bisognerebbe fare affidamento su un fondo per lo sviluppo delle città e dei territori, impiegando quelli che sono i finanziamenti europei.
Un’agenzia autonoma dovrebbe opportunamente valutare la qualità ed utilità dei progetti da finanziare.
A conclusione di questa esposizione critica il ministro riferisce che “gli interessi collettivi dovranno orientare l’azione delle classi dirigenti locali” a favore della crescita di tutto il Paese.
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