di Francesca Tomei
Oggi quasi ogni città offre agli abitanti la possibilità di usufruire di un’area cani, destinata ai nostri amici a quattro zampe. In una società che si è trasformata, in cui sempre più famiglie vivono con un cane, la risposta, apparentemente, più ovvia è quella di istituire delle zone in cui far socializzare, correre, giocare i nostri cani.
Anche nella mia città c’è un grande parco, con vialetti, panchine, alberi, fontana…insomma un’oasi verde, non propriamente destinata ai cani, in cui però si riversano tantissimi proprietari con i loro pets.
A me che sono istruttore cinofilo chiedono: “Ma perché non porti mai i tuoi cani al parco? Perché non li fai correre con gli altri?”
A volte ho risposto “In realtà non sono favorevole alle aree cani”…ed ho assistito ad espressioni sbigottite, stupite, …sembrava dicessero: “Tu lavori con i cani e sei contraria alle aree cani?!?”
In effetti può sembrare un controsenso ma la mia posizione è perfettamente in linea col lavoro che svolgo ed attraverso il quale desidero diffondere una vera cultura cinofila.
Non sono contraria alle aree di sgambamento a priori, ma perché sono, spesso, diseducative, soprattutto a causa dell’errata gestione da parte dei proprietari.
Sarebbe come far giocare i propri figli all’asilo con bambini prepotenti, in assenza di insegnanti che vigilino sulla situazione.
Certamente i cani cittadini necessitano di aree in cui poter uscire senza guinzaglio, correre, rincorrersi, rotolarsi sull’erba e sostanze maleodoranti, annusare ed esplorare l’ambiente, perché tutto questo fa parte della loro natura.
Ed in questa ottica i parchi sembrerebbero etologicamente soddisfacenti. Ma…e c’è sempre un ma!!!
I proprietari arrivano al parco, sganciano i guinzagli ed iniziano a chiacchierare tra loro mentre i cani sono liberi in totale anarchia. Naturalmente non è sbagliato concedere per un lasso di tempo limitato la libertà ai nostri beniamini, costretti quotidianamente a giornate noiose e solitarie tra le quattro mura domestiche. Il punto però è che molti cani in questi parchi non si divertono e/o apprendono modi errati di comunicazione ed interazione che poi applicano anche in situazioni al di fuori del parco.
Le tipologie di cani che frequentano queste aree sono svariate, e non mi riferisco solo alla taglia ed alla razza, ma soprattutto al carattere, alla competenza sociale ed emotiva e comunicativa.
Nelle interazioni e nel gioco (che sono moduli comportamentali per stabilire posizioni sociali) non è sempre presente lo scambio di ruoli necessario affinché tutti i soggetti provino piacere e così il cane prepotente può sopraffare continuamente i soggetti più deboli che, nel tentativo di affermarsi, vanno in frustrazione.
Oppure il cane possessivo su un oggetto (es. una pallina, una pigna, un bocconcino) aggredisce gli altri ed anche questo causa malintesi e conseguente apprendimento di scorrette modalità comunicative.
A questo proposito devo aggiungere che molto spesso sono i proprietari che non gestiscono le relazioni tra cani, magari lanciando una pallina in mezzo al branco, causando così rivalità e nei casi più gravi scontri.
Ancora i proprietari troppo apprensivi interrompono alcune interazioni credendole violente ed il risultato finale è che tra i soggetti rimangono tante questioni in sospeso che prima o poi verranno affrontate, anche con altri conspecifici, in misura più forte.
Poi ci sono i proprietari che spingono a socializzazioni e giochi forzati, credendo di agire nel bene del proprio pet. Oppure quelli “free” che, incuranti di quello che accadrà, affermano “Sono cani, se la vedono tra loro!”
Purtroppo la comunicazione ed il linguaggio dei cani sono poco conosciuti a noi umani che li interpretiamo secondo i nostri canoni. Un classico esempio è il movimento della coda: ne esistono molti tipi e lo scodinzolio non è sempre sinonimo di amichevolezza.
Se l’uomo riuscisse (ma dovrebbe volerlo) ad interpretare quello che il cane comunica, i nostri amici sarebbero meno nevrotici, meno aggressivi, meno frustrati e sicuramente più felici.
Il mio lavoro mi impone, per mia libera e consapevole scelta, di salvaguardare il benessere dei miei cani e dei cani dei miei clienti. I momenti di svago, di libertà devono essere divertenti, rilassanti, sereni e, perché no?, anche educativi: noi non avremmo piacere se i nostri figli frequentassero amici maleducati, prepotenti o, al contrario, se fossero strafottenti verso i coetanei. Perché, allora, non prestiamo attenzione ai momenti di svago dei nostri cani?
C’è poi un altro aspetto che non amo dei parchi, ed è il fatto che i proprietari li utilizzano per socializzare con altri umani, invece di condividere con i propri pets quei momenti. Sembra quasi la libera uscita degli umani che scaricano le loro coscienze perché hanno fatto correre i loro cani!
Una alternativa potrebbe essere quella di frequentare un centro cinofilo, dove vengono organizzate classi di socializzazioni sotto il controllo di un educatore che può istruire circa il significato del linguaggio del cane e le modalità di interazione.
Se poi si decide di continuare a frequentare le aree pubbliche il consiglio è di prevenire ed evitare situazioni diseducative e poco piacevoli, tenendo conto che noi proprietari abbiamo un dovere di responsabilità nei confronti dei nostri cani (ciò significa tutelare il benessere psicofisico) e nei confronti dei cani altrui nel momento in cui si relazionano con i nostri.
A chi mi chiede, quindi, se frequento le aree cani rispondo che lo faccio molto, molto raramente, in orari in cui c’è poco affollamento e vado via se arrivano soggetti con cui i miei cani non si divertono. Ma soprattutto preferisco trascorrere con loro quanto più tempo possibile, facendo tante attività insieme (passeggiate, giochi, sport), perché il rapporto uomo – cane io lo intendo come una sintonia, un feeling, una complicità che si crea e rafforza soltanto attraverso la fiducia, il divertimento e la condivisione.
Francesca Tomei – Istruttore Cinofilo Presidente della A.S.D. Divertirsi a 6 zampe
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