di Enzo Carrozzini
Stamani a Roma è venuto a mancare il Senatore a Vita Giulio Andreotti, esponente di spicco della Democrazia Cristiana fino agli anni 90. Politico scrittore e giornalista, ricordato per le sue battute ironiche al limite del cinismo (memorabile quella sull’ esercizio politico : “il potere logora chi non ce l’ha”), nato a Roma il 14 Gennaio 1919, era malato da tempo. Giulio Andreotti ha legato la sua vita a tutte le vicende del nostro Paese, a cominciare da quando giovanissimo divenne deputato all’Assemblea Costituente, in seguito ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo:
– sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l’astensione del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer, e il governo della “non-sfiducia” (1976-1977), con la prima donna-ministro, la partigiana cattolica Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro);
– otto volte ministro della Difesa;
– cinque volte ministro degli Esteri;
– tre volte ministro delle Partecipazioni Statali;
– due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria;
– una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.
Fece scalpore la notizia di essere stato sottoposto dalla procura di Palermo a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, in seguito a rivelazioni da parte in un collaboratore di giustizia. La corte d’Appello di Palermo nel 2003 lo assolse per i fatti successivi al 1980, e dichiarò “il non luogo a procedere” per i fatti anteriori. Uscito indenne in primo grado nell’ ottobre 1999. Nell’ultimo grado di giudizio, la II sezione penale della Corte di Cassazione confermò la sentenza di appello, richiamando il concetto di “concreta collaborazione” con esponenti di spicco di Cosa Nostra fino alla primavera del 1980, presente nel dispositivo di appello. Il reato non era però più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarò il “non luogo a procedere” nei suoi confronti. Così si chiude la vicenda di un uomo potente, che porta via con sé tanti misteri irrisolti della storia d’Italia.
Riproduzione Riservata © Copyright Giornale Armonia
Metti “Mi Piace” sulla pagina del Giornale Armonia >>>>> www.facebook.com/GiornaleArmonia
Segnala questo articolo su Facebook Twitter e Google