di Enzo Carrozzini
Un occasione per discutere le prospettive future del capoluogo pugliese.
Gli storici narrano che il 24 Aprile 1813 il generale Gioacchino Murat, re di Napoli (cognato di Napoleone Bonaparte per averne impalmato la sorella), giungesse a Bari per un viaggio di carattere politico, avente lo scopo di consolidare il dominio sui territori dell’Italia Meridionale conquistati dal Grande Corso nel 1805. Quell’occasione fu colta affinché il Re desse seguito alla richiesta, già formulata dal Decurionato cittadino qualche tempo prima ai Borbone, di estendere i confini della città (cristallizzata al tipico impianto di natura medievale, insistente su di una penisola promontorio lambito dal mare), mediante l’edificazione di un nuovo borgo che rispondesse alle necessità sorte in seguito all’incremento della popolazione e delle attività mercantili. Quello stesso pomeriggio Murat pose la prima pietra del Borgo Murattiano, e il giorno successivo 25 Aprile promulgó il Regio decreto n.1270 comprendente quattro articoli, il cui primo recitava:
“E’ autorizzata la costruzione di un borgo, di cui abbiamo gittata la prima pietra fondamentale, fuori la porta di Bari, detta di mare, la quale prenderà ora il nome di Porta Gioacchino. Il Borgo avrà questo nome.”
Polvere di secoli fa……
Nel corso di due secoli Bari è divenuta una città di media grandezza, ma diverse sono le ferite inferte al suo sviluppo armonioso a causa di inconfessabili “miopie” delle classi dirigenti via via succedutesi, basti pensare alla linea ferroviaria che strozza una parte importante della città separandola dal proprio mare, o la sistematica distruzione dei giardini condominiali interni, tipici del nascente borgo murattiano, per far posto ad agglomerati privi di autorimesse, che in seguito hanno procurato problemi alla viabilità, inquinamento atmosferico e acustico. Ad onor del vero le recenti amministrazioni cittadine si sono dimostrate più sensibili ai temi ambientali e stanno tentando di porvi rimedio, benché la strada sia lunga ed onerosa. Il compleanno di Bari, tuttavia, rappresenta un occasione per discutere sulle prospettive future della città dei prossimi anni. È compito di una classe dirigente seria , intesa nel suo senso più ampio, prevedere e realizzare le soluzioni più ottimali affinché la città possa svilupparsi nel suo insieme, cercando di evitare errori del passato, che sono ancora presenti a fare da monito. Ne Parliamo con Franco Neglia, presidente dell’associazione “ Murattiano”, alla testa del comitato organizzatore della festa per le celebrazioni del bicentenario, che vede la collaborazione delle massime Istituzioni locali, quali: Amministrazione Cittadina e Provinciale, Università, Politecnico, Camera di commercio, Autorità Portuale, Fiera del Levante.
Dottor Neglia, l’organizzazione e gli eventi fin qui realizzati stanno ottenendo molto seguito ed entusiasmo da parte dei cittadini.
Possiamo affermare che il bicentenario, al pari dell’orgoglio millenario di conservare le spoglie di San Nicola, primo santo globale della storia, crei un nuovo momento fondativo della città?
Si, Credo abbiate colto lo spirito di quello che sta avvenendo,perché attorno a questo evento, che, in realtà, noi abbiamo vissuto sin dall’inizio come un’occasione di riflessione sulla memoria della città, si va rivelando giorno per giorno, invece, una possibilità di approfondimento sul presente e sui problemi che la comunità barese sta vivendo e sulle scelte di fondo da effettuare per il futuro. Tutto ciò sta creando un clima di partecipazione via via crescente, e pone le basi affinché si possa realizzare concretamente. Se questo possa costituire l’inizio di una rinascita della voglia di fare comunità e riflettere sui problemi della città è una scommesa tutta aperta, ed è, sostanzialmente, ciò che mi auguro.
L’evento ci dà la possibilità di fare il punto della situazione su quanto realizzato finora, e sulle prospettive dello sviluppo urbanistico economico e culturale della città, a suo avviso ci sono criticità da correggere e migliorare?
Certamente che ce ne sono! Anche perché due assetti fondamentali sui quali ci siamo mossi fin dall’inizio, le due tracce dico, sono state proprio quelle relative all’assetto urbanistico e allo sviluppo economico. Ne è testimonianza il fatto che le iniziative che si stanno svolgendo vedono, ad esempio, impegnato il Politecnico barese in un momento di approfondimento sulle scelte compiute nell’urbanistica, ma anche di riflessione sulle emergenze attuali. E’ il caso concreto della discussione in atto sulla possibilità di porre il vincolo sul patrimonio edilizio del quartiere murattiano, che eviti i danni provocati alle architetture e alle strutture fondanti del quartiere negli ultimi cinquant’anni. E’ in atto una discussione molto accesa tra chi ritiene si debba adottare un vincolo stringente alle nuove concessioni edilizie per evitare ulteriori saccheggi, e chi, nella fattispecie, le imprese costruttrici e dell’ indotto, sostengono la tesi contraria, esprimendo preoccupazione che il vincolo possa procurare danni alla loro stessa sopravvivenza, considerando il momento di crisi epocale che stiamo vivendo. A mio avviso è giusto che si debba tentare di creare una sorta di equilibrio tra i due interessi, da una parte prevedendo nuove disposizioni e applicando concretamente quelle già esistenti in materia di ristrutturazione degli immobili, e dall’altra una controllo attento e pregnante affinché non possano perpetuarsi altri scempi cui prima accennavo. E’ un tema delicato, perché c’è anche chi interviene adducendo a favore l’esempio di nuove realizzazioni architettoniche contemporanee che sono del tutto rispettabili. D’altro canto rileviamo che ciò che colpisce l’attenzione dei cittadini e il loro immaginario visivo, è il fatto che si trovino al cospetto di una eterogeneità di costruzioni laddove ad una splendida realizzazione d’epoca murattiana degli anni 800/900 si alterni un’altra struttura di nuova generazione, causando un sgradevolissimo effetto di dente di pettine spezzato. Questo, indubbiamente, va detrimento dal punto di vista dell’immagine e della bellezza . Le cause sono dovute alla totale assenza di norme che regolassero l’edificazione di ciascun quadrilatero.(Il quartiere murattiano, è costituito da isole a forma di quadrato- ndr). L’altro tema importante è relativo allo sviluppo di Bari nuova. In questo senso desidero ricordare il contributo alla bellezza che la Camera di Commercio sta svolgendo, con una esposizione dei plastici dei più antichi portoni del murattiano, e non meno importanti sono gli spunti di riflessione dal profilo prettamente economico.
Bari città di periferie. E il vecchio leit motiv che affannato le classe dirigenti come mitigare il problerma?
E’ implicito il fatto che quando intendiamo celebrare la nascita del Borgo Murattiano come atto fondativo della città nuova, la riflessione coinvolga tutta la città cresciuta attorno al quel nucleo. E la discussione riguarda le prospettive per uno sviluppo armonioso di tutta la città, se pensiamo a come sono sorti e gestiti i quartieri ghetto di San Pio e San Paolo. Le risorse destinate dal Patto per Bari, in questo rappresentanto una grandissima opportunità.
Una giovane azienda creativa cittadina, in occasione dell’inaugurazione di una multisala, coniò un geniale slogan pubblicitario: “Bari ha bisogno di Sale…” (con tanto di disegno di saliera). Bari necessita di una rialfabetizzazione della cultura, a partire da quella dell’accoglienza. Una sua valutazione.
Bhe, insomma non partiamo male. Partiamo da una pre conduzione positiva, ovvero quella di una comunità educata all’accoglienza. Bari, ormai, come tutte le grandi città, annovera una presenza multietnica costituita da migliaia di persone che si sono felicemente integrate. La cultura dell’accoglienza è nel dna di questa città, va soltanto rinverdita. E la disponibilità la colgo soprattutto dai dialoghi svolti con centinaia di persone di altri paesi, che comunque percepiscono sentimenti di una città che li ha accolti e, diciamo, adottati. Le difficcoltà che percepiamo non sono dovute alla mancanza di accoglienza, quanto al fatto che la crisi economica stia letteralmente investendo e travolgendo tutto. Lo constatiamo dal fatto emblematico che le mense della Caritas non siano frequentate soltanto persone straniere, ma anche da coloro che vivono stabilmente nel territorio che non hanno mai avuto problemi di integrazione, ma oggi versano nelll’impossibilità di procurarsi il necessario per sopravvivere e chiedere un piatto caldo alle mense dei poveri. Siamo, non dimentichiamo la città di San Nicola. La città che si è andata a prendere un santo, come dice Papa Francesco, “dall’altra parte del Mondo”, e che qui ha trovato subito accoglienza ed è diventato punto di riferimento di una comunità vastissima.
Si è parlato della possibilità che l’associazione “ Murattiano” possa divenire una rete civica in modo da unire le migliori energie della città alfine di studiare e porre rimedio ai problemi dell’intero territorio e della cittadinanza. Praticamente una sorta di rifondazione ideale degli Statuti Murattiani di Gioacchino Napoleone…
Sì, l’aspirazione è questa. Voglio ricordare che negli ultimi tempi, soprattuto in prossimità delle campagne elettorali, il programma da offrire alla valutazione dei cittadini sia stato accompagnato da una serie di forum e incontri pubblici e arricchito dai contributi dei cittadini stessi. Ma poi, sistematicamente, terminata la campagna elettorale, tutto il patrimonio raccolto in quei consessi, spesso si è fatto fatica a tradurlo in atti concreti di governo. Sarebbe molto bello se il risultato finale di questo percorso divenisse una sorta di forum permanente della città, ovvero, una rete che rendesse “complici” tutti i soggetti che stanno collaborando a questo progetto, costituendo un luogo di confronto permanente per le amministrazioni e le classi dirigenti di questa città essendone, in definitiva, responsabili delle sue sorti. Io sono moderatamente fiducioso. Si può solo temere che, come si usa dire, “finita la festa gabbato lo santo”, per cui il 1° gennaio del 2014 tutto ciò abbia fine. Di certo la nostra
Associazione non è nata per la questione contingente del bicentenario, c’è un aspirazione più vasta, ma come tutte le scommesse è necessario verificare le disponibilità di tutti, la voglia di esserci, considerato che il risultato è intimamente legato alla volontà e alla passione che le persone impegnate nel progetto stanno profondendo. La fiducia è corroborata dal fatto che tutte le iniziative che si stanno susseguendo registrano una mole di quantità e qualità di presenze davvero incredibili, tra l’altro coinvolgendo settori sociali e culturali e di provenienza molto diversi tra loro. Con attenzione particolare, per me è essenziale, coinvolgerei mento delle nuove generazioni a partire dalle più tenere. Perché se dobbiamo lasciare qualcosa è giusto coltivare l’attitudine alla memoria, alla cultura della memoria, affinché divenga parte integrante del patrimonio genetico culturale. E’ un compito che non possiamo soltanto lasciare agli insegnati, o ai formatori dei nostri figli e nipoti, che già vivono in condizioni di difficcoltà e quindi dobbiamo sentirci tutti corresponsabili.
Le prossime iniziative del Comitato?
Intanto c’è una grande festa la sera del 24 Aprile cui vogliamo tutta la città partecipi. (Rievocazione storica dell’atto fondativo di re Gioacchino; Concerto di Antonella Ruggiero, il gruppo degli Olivoil, Enzo Avitabile, concerti vari sotto la direzione artistica di Roberto Ottaviano. Ndr). Ma anche questo evento, non è fine a se stesso, abbiamo voluto fortemente il coinvolgimento di tutte le generazioni a partire dalle più tenere a quelle più mature. Mostre e convegni e seminari già in atto, ma c’è ne uno che mi piace particolarmente citare, sono reduce da un incontro con i dirigenti di ogni ordine e grado del provveditorato agli studi, che in occasione della chiusura dell’ anno scolastico, per tre giorni dal 21 al 23 Maggio dedicheranno un loro contributo alla riflessione che si sta svolgendo. Un ‘altra iniziativa al pari della festa che, senza dubbio, susciterà entusiasmo è lo svolgimento della gara velica del Bicentenario, organizzata dai quattro circoli nautici della città. Un motivo di soddisfazione perché è il risultato dello sforzo profuso per far lavorare insieme più soggetti di questa città. E’ la prima volta che i circoli nautici organizzano insieme un evento. E una scommessa altrettanto importante, non è facile in questa città invitare le persone a lavorare insieme, perché ognuno è impegnato a raggiungere le proprie eccellenze nel proprio ambito o settore di appartenenza, ma (rinforzando il concetto) “costringerci” a lavorare insieme ci permette anche di crescere insieme e ci costringe sopratutto a confrontarci. E’, come dire, un abitudine che costituisce la precondizione per far crescere complessivamente la qualità della classe dirigente, qualità che, in questo momento, mi sembra un pò in sofferenza.
Grazie Presidente Neglia, Buon compleanno Bari!
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