Di Ester Lucchese
In concomitanza con la settimana della cultura e con i festeggiamenti del Santo patrono lo scorso anno la scolaresca della scuola elementare “ Maria Pia” è stata ospite della biblioteca comunale “Giuseppe Monteleone”, apprezzato e stimato professore, morto prematuramente, a cui è dedicata la locale biblioteca, per vivere un momento di riflessione su tutto quel che ruota intorno alla storia ed alla leggenda di San Giorgio.
Quest’anno a causa dell’incendio di un’auto parcheggiata davanti alla biblioteca, l’ingresso è stato danneggiato e si spera pertanto che al più presto venga ripristinato per consentire agli utenti il servizio pubblico di quel che fino a qualche tempo fa è stato un centro di aggregazione culturale.
La bibliotecaria Anna De Carlo in quella gradevole occasione, dopo un breve excursus sulle novità che di recente sono state introdotte nella istituzione comunale della biblioteca, ebbe modo di presentare gli ospiti.
Il saluto del sindaco di San Giorgio Jonico, dott. Giorgio Grimaldi diede il via ad un interessante discorso pubblico fra i vari referenti del dibattito. Il poeta sangiorgese Antonio Bicchierri e la poetessa Anna Marinelli declamarono rispettivamente i loro componimenti in versi in vernacolo proprio sulla leggenda del santo patrono.
La giovanissima dott.ssa Immacolata Quaranta trattò l’argomento inerente la festa patronale attraverso la tradizione del passato, avvalendosi del racconto diretto della gente del posto.
La festa patronale ancora oggi è un appuntamento religioso molto atteso ed è un momento di aggregazione per tutta la comunità sangiorgese, in essa si manifesta il senso di appartenenza alla realtà locale. In questa occasione si cerca di utilizzare le fonti storiche ed iconografiche per fare luce sul patrono della cittadina che, secondo una versione, ha dato il nome alla comunità locale, essendo certi che i legami con il proprio passato servono ad accrescere la consapevolezza del nostro presente.
Chi era San Giorgio martire?
La sua figura è avvolta nel mistero, da secoli infatti gli studiosi cercano di stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto.
Il tribuno Giorgio di Cappadocia (il suo nome deriva dal greco ‘ghergós’ cioè ‘agricoltore’) nel tempo durante il quale prestava servizio militare(II sec.d. C ) ebbe ad affrontare la lotta contro il drago( il paganesimo) nelle vicinanze della città di Berito. Giorgio mise in pratica i dettami evangelici: vendette i suoi beni e distribuì il ricavato ai poveri. Dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, durante la persecuzione dell’ imperatore Diocleziano, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato a rinnegare la fede e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto al martirio( tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade) e poi buttato in carcere. Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione Il suo martirio avvenne a Lydda, in Palestina, da allora in occasione dei pellegrinaggi cristiani in Terra Santa viene venerato sia in Oriente che in Occidente. In Oriente egli appartiene alla lista dei santi militari, in Occidente invece è legato al culto del suo martirio. Il martire è colui che ha testimoniato la verità di Cristo attraverso un’azione eroica, suggellata dal sangue.
Nel Medioevo si diffuse la leggenda della fanciulla liberata dal drago per l’intervento del Santo.
Si narra che in una città chiamata Selem, in Libia vivesse un drago a cui la popolazione offriva il sacrificio di giovani vite per placarlo. Quando la sorte toccò alla giovane Silene, figlia del re, il cavaliere Giorgio riuscì a liberarla, ferendo il drago e avvolgendolo con una cintura al collo lo fece condurre dalla principessa nel paese. Gli abitanti terrorizzati furono invitati da Giorgio a convertirsi, per essere poi liberati dal drago. La popolazione accettò le condizioni ed il drago fu portato fuori dalla città.
Nel linguaggio figurato la Chiesa è rappresentata dalla fanciulla che è liberata dal male, rappresentato dal drago.
Gli artisti italiani e stranieri in genere ritraggono il santo come un giovane imberbe a cavallo, vestito d’armatura, con la lancia o la spada sguainata, bandiera e scudo crocesegnati, mentre lotta con il drago, simbolo del male ( da San Giorgio Jonico:La festa patronale e l’antica devozione a San Giorgio martire di Vincenza Musardo Talò – ed. del Grifo, Lecce 2000)
Nell’iconografia ortodossa di Novgord del XV sec. la scena più consueta ritrae il Santo in groppa ad un cavallo di colore bianco che rappresenta il colore più vicino alla luce di Dio, inoltre il bianco è simbolo di vittoria. Su di lui sovrasta un arco di cerchio, cioè un cielo simbolico, posto all’angolo destro dell’icona, con Gesù nell’atto benedicente. L’angelo al di sopra della sua testa è rappresentato nell’atto di porgergli la corona del martirio. La lancia del santo è sormontata da una croce, che dimostra il fatto che la vittoria non è solo opera dell’uomo, ma è il frutto anche della potenza divina. Le pieghe del mantello riproducono la dinamicità dello slancio che parte dall’ Alto. ( da Il senso delle icone di Leonid Uspenskij, Vladimir Lossikij).
San Giorgio è considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, , degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente venerato nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano. . È il santo patrono dell’ Inghilterra, Portogallo, Lituania , Etiopia e della Georgia.
È onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di ‘profeta’. È il patrono anche degli scouts che dedicano a lui una preghiera in cui chiedono la sua protezione affinché siano forti nel superare le prove dei loro anni difficili.
Enrico Pepe, sacerdote, nel suo volume Martiri e Santi del Calendario Romano, conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di San Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male”.
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