Di Ester Lucchese
Una madre, schiacciata da una vicenda personale dolorosa che la spinge a compiere il disperato gesto di suicidarsi, è colei che avrebbe sussurrato a suo figlio: “ Fai bei sogni”. In realtà questo è il titolo con cui Massimo Gramellini costruisce uno struggente racconto autobiografico, ricco di parole palpitanti e intessute con chiarezza in una bella storia dei nostri giorni. L’avvenire doloroso, consegnato al figlio, è reso meno tragico da una bugia che intorno a lui è stata creata per rendere meno cruenta la propria vita. La verità, sempre presente, è quella fragilità che tante volte per comodità preferiamo non vedere in noi e negli altri.
Il libro si lascia leggere con trasporto dall’inizio fino alla fine. Esso è un scrigno di saggezza di colui che, divenuto uomo, riesce suo malgrado a rendere l’esistenza più preziosa, grazie alla propria testimonianza. L’amore riuscirà a far emergere quella triste verità che ha travolto la sua vita nel profondo. L’autore riesce egregiamente a “ disegnare con le parole il mondo che è dentro di lui”. Il mondo della sua infanzia rinasce con la fluidità dei pensieri che da adulto vengono finalmente espressi e che sono in grado di far emergere un passato, filtrato dalla consapevolezza di ciò che si è diventati. “Non ho mai sopportato- afferma M. Gramellini- chi si piange addosso. Io non piangevo nemmeno di notte. Credevo ancora che una mattina mi sarei svegliato e avrei visto la mamma ai piedi del letto con la vestaglia sulle spalle. Non volevo che trovasse il cuscino zuppo di lacrime”.
Vivere diventa l’occasione per perdonare chi si è sottratto a lui prematuramente. “Ci vuole una forza d’animo straordinaria per alzarsi dal letto ogni mattina con l’idea che la vita sia una prova e vada affrontata sempre, anche quando si è sicuri di avere subito un’ingiustizia terribile e si ha paura di non farcela”. La scoperta della verità, sottaciuta per anni, fa crollare nell’immaginario del protagonista l’illusoria certezza, ma la delusione è confortata da una nuova speranza: l’amore per Elisa. L’unione con la sua donna pertanto potenzia la propria fragilità emotiva e la memoria del ricordo è illuminata dal fatto di aver compreso l’estremo gesto di sua madre. Il figlio cerca di eternare sua madre con la scrittura imperitura che la fa rivivere nel perdono dell’affetto filiale.