Di Eleonora Arnesano
Una mia amica scrive su facebook: “Lungo una via di un quartiere molto signorile di Roma, in cui oggi mi trovavo per caso a portare a spasso il cane, mi sono trovata davanti ad un portone. Abbassando lo sguardo ho visto incise nell’asfalto quattro targhe quadrate d’ottone che hanno catturato la mia attenzione. Ognuna ricordava con nomi e date di nascita che in quel palazzo aveva abitato la famiglia Pontecorvo. La più anziana era nata nel 1880 e il più giovane nel 1940. Mi sono chiesta se quel povero bambino fosse stato ucciso davanti ai genitori e alla nonna. Ancora oggi c’è gente che nega che sia accaduto tutto ciò. A questi dico: andate in Via Paraguay, fermatevi un attimo e leggete!!!Fate che queste persone non siano morte invano!”
Queste parole hanno subito attirato la mia attenzione perché, nonostante avessi abitato tanti anni a Roma, non mi era capitato di vedere le cosiddette “pietre d’inciampo”, perciò mi sono documentata.
Il 28 Gennaio del 2010 in via della Reginella furono poste le prime 4 pietre d’ottone che portano il ricordo di vite strappate, deportate nei campi di sterminio dai nazzisti.
Non tutti sanno che l’iniziativa di queste pietre è privata, il costo si aggira intorno ai 100€ cad., pertanto chi volesse ricordare un proprio caro o un amico, potrà farlo rivolgendosi all’apposito sportello presso la Biblioteca della casa della storia e della memoria a Roma in via S. Francesco di Sales, responsabile dott. Stefano Gambari, tel: 06.45460501.
Le pietre d’inciampo hanno dimensioni 10×10 e recano il nome del deportato, anno di nascita, data e luogo di deportazione, e data della morte, se conosciuta, e sono collocate nel marciapiede vicino alla casa dove è vissuto.
A tutt’oggi sono state installate più di 22.000 pietre tra Germania, Italia, Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e paesi bassi.
Per l’iniziativa l’artista Gunter Demning, scultore e design, autore dei sampietrini d’ottone,
ha ottenuto due onorificenze: il Merito della Repubblica Federale Tedesca e il German Jewish History Award. Quando si dice: “l’arte messa a servizio della società in ricordo dei diritti umani”.