Di Enzo Carrozzini
Il godibilissimo brano di Sergio Caputo mi è risuonato spesso in testa nell’arco dei ventisette anni dalla pubblicazione dell’album di questo artista straordinario La grandezza di alcuni cantau tori si realizza quando i loro testi riescono a descrivere le cose della vita nel breve spazio di tre minuti della composizione musicale,e il senso di meraviglia aumenta di intensità allorquando il brano, nel corso del tempo, non subisce il deprezzamento dell’anacronismo, ma conserva, anzi perpetua la sua ineluttabile contemporaneità.
L’autore ironicamente ritiene di poter risolvere i suoi problemi esistenziali autosomministrandosi dei farmaci in grado di potenziare la sua resistenza alle fregature della vita e, in generale, della società di cui fa parte, implicitamente ammettendo che il suo dna non sia fornito di quell’enzima in grado di far crescere “la peluria sullo stomaco” . Più realisticamente, purtroppo o per fortuna, non esistono farmaci che possano inoculare alle persone il senso di disincanto, o meglio di quell’attitudine al “mai stupirsi” di quello che avviene nel corso della vita, quasi come voler mettere alla sordina il senso di indignazione che prende una persona innanzi alle ingiustizie e alle storture della società. Anche il sottoscritto ha cercato, inutilmente, di utilizzare un’altra forma di “modus vivendi” in modo da riuscire a parare meglio le esperienze negative che il destino propina, (ogni qual volta che, per l’ appunto, questo brano risuonava nei suoi padiglioni auricolari), ma niente, non è servito a niente, una persona nasce con la peluria sullo stomaco, e quella “virtù” se uno non l’ha non se la può dare .. (prendendo a prestito un famoso assunto Manzoniano). Sicuramente di questa eccelsa qualità sono dotati persone che appartengono alla classe dirigente, laddove pur essendo, non dico lambite da schizzi bensì da intere valanghe di fango, (eufemismo per non definire meglio il concetto…), calpestano la propria dignità appellandosi a motivazioni insostenibili, o strillando la propria estraneità pur di restare abbarbicate alle poltrone del potere con la stessa forza di un mollusco al proprio scoglio… Il recente caso dei consiglieri della Regione Lazio, che utilizzavano fondi assegnati ai loro gruppi da una Legge da loro stessi approvata a fini di finanziamento dell’attività politica, per utilizzarli a scopi esclusivamente personali, con tanto di rimborsi a piè di lista, segna ulteriore salto in basso nella voragine in cui è precipitata la considerazione provata degli Italiani per la classe politica. Opportunamente mentre scriviamo questo pezzo giunge notizia che Il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha rassegnato le dimissioni. Un atto di dignità un po’ tardivo, ma lo registriamo con soddisfazione, a maggior ragione perché proviene da una donna politica, (a conferma di come le donne siano migliori rispetto alla loro altra metà del cielo…). La signora Polverini sicuramente non avrà nulla a che fare con appropriazioni indebite di cui sono sospettati i consiglieri dalla sua maggioranza, ma proprio perché espressione di quella parte ha dovuto prendere atto della sua responsabilità oggettiva, una sorta di “culpa in vigilando” che in qualità di responsabile di quella coalizione avrebbe dovuto esercitare. Ovviamente tutta la situazione è in fieri, la Magistratura sta indagando, e non è detto che non seguano novità e altri nomi debbano essere associati a quelli già implicati. Casi analoghi sono oggetto di indagine in Campania e Calabria, se questo non è un terremoto poco ci manca. Seguiremo i risvolti nei prossimi giorni. Un ultima parola la dedichiamo agli italiani, ma specificatamente a coloro che più subiscono gli effetti dell’ attuale congiuntura , che assistono attoniti e impotenti a sprechi e gozzovigliamenti perpetrati sulle loro privazioni. Se pensiamo che finanche il Presidente della Corte dei Conti, Il Dottor Luigi Gianpaolino, ha espresso un parere sull’affare Lazio, affermando che “Impensabile si potesse giungere a tanto…” , ci rendiamo conto quanto si renda necessaria una selezione spietata della classe dirigente, non potendo immaginare possano ripresentarsi persone ampiamente compromesse. E’ lo sforzo di credibilità che dovranno affrontare forze politiche serie, perchè urge un cambiamento radicale che non è soltanto di natura anagrafica, ma deve partire dalle coscienze di chi si impegnerà nella cosa pubblica, solo in questa maniera si potrà tentare di recuperare la fiducia degli italiani ormai ridotta al lumicino.
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