Di Ester Lucchese | ???VIDEO???
Anjeza Gonxha Bojaxhiu era nata il 26 agosto del 1910 a Skopje in Albania e a soli due anni dalla sua morte, avvenuta il 5 settembre 1997, Giovanni Paolo II aprì il processo per dichiararla beata. Quel 19 ottobre del 2003 il papa polacco ricordò che quella donna coraggiosa ogni tanto veniva a parlargli delle sue esperienze a servizio dei valori evangelici, sottolineando, i suoi interventi a favore della vita e contro l’aborto. “Se sentite che qualche donna non vuole tenere il suo bambino e desidera abortire, cercate di convincerla a portarmi quel bimbo. Io lo amerò, vedendo in lui il segno dell’amore di Dio”, sosteneva con ardore la beata. Ma conosciamo brevemente la sua storia… Dopo aver preso i voti temporanei la giovane donna ebbe una formazione cattolica di tipo occidentale ed assunse il nome di Teresa in riferimento a Santa Teresa di Lisieux. La padronanza con l’inglese ed il bengali le permise di essere più presente nell’assistere i poveri con spirito francescano. Erano i lontani anni del 1929 quando ella giunse in India e quando prese i voti perpetui divenendo Madre Teresa. A Calcutta, come ebbe modo di affermare più volte, ella aprì gli occhi sulla sofferenza e capì a fondo l’essenza della sua vocazione. La fondatrice della Congregazione delle “ Missionarie della carità” si definiva una piccola matita nelle mani di Dio e tutta la sua vita fu un’assidua opera di valorizzazione della dignità presente in ogni persona. Fu per quarant’anni la santa dei poveri, dei moribondi, degli orfani , dei lebbrosi. Nelle bidonvilles di Calcutta con amore fraterno riusciva a mostrare la sua compassione ed il suo senso di giustizia verso tutti gli esseri umani. Domenique Lapierre, autore della Città della gioia, l’aveva conosciuta personalmente e di lei gli colpì una frase che molto spesso amava pronunciare:- Quanti nel vostro ricco Occidente non hanno mai ricevuto la carezza di una mano fraterna? Madre Teresa in questa sua preghiera sintetizza al meglio lo spirito della sua chiamata: Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo; quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliata, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiata, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stessa, attira la mia attenzione su un’altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli, che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. Le fu conferito il Premio Nobel per la pace ad Oslo il 10 dicembre del 1979.
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