Di Salvatore Stano
Indagano i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Cosenza. Il Mar Ionio, solcato da navi in tutte le epoche, ha ancora una volta aperto lo scrigno dei suoi tesori nascosti e dei numerosi relitti inabissati, regalandoci uno spaccato di passato millenario.Ritrovamenti importanti sono stati fatti nel mare antistante il Capo Zeffirio, fra Africo e Bianco, nella provincia di Reggio Calabria. Si tratta di un pannello quadrato largo cinquanta centimetri dal peso considerevole, una quindicina di chili, raffigurante una scultura in bronzo dorato, effigiante un leone e di un’intera armatura in bronzo e rame, ritrovata incastrata fra gli scogli del Capo. A ritrovare gli oggetti sono stati un appassionato di immersioni, Leo Morabito, e Bruno Bruzzaniti, in vacanza sulla costa ionica. Dall’analisi del fondale che appare tappezzato di cocci di ceramica multicolore affiora un quadro interessantissimo che ipotizzerebbe il naufragio avvenuto nel passato di una nave da carico. I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Cosenza hanno però da subito avviato una indagine sul ritrovamento avvenuto al largo di Capo Zeffirio per verificare se sono state rispettate le procedure per la segnalazione alla soprintendenza dei beni archeologici dell’avvenuto ritrovamento. Inoltre il comandante del nucleo patrimonio artistico, capitano Raffaele Giovinazzo, ascolterà i due esploratori che dovranno ricostruire tutto l’accaduto e mostrare dove sono custoditi attualmente i reperti. In una intervista rilasciata all’Ansa, la soprintendente ai beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi – ha detto che: «Allo stato attuale – non ho ancora avuto modo di poter visionare gli oggetti rinvenuti. Non abbiamo ancora ricevuto alcuna comunicazione ufficiale circa il ritrovamento. Ho saputo che i carabinieri hanno avviato un’indagine e quindi attendiamo gli esiti”. “Certo è che ci sono delle presunte irregolarità – ha aggiunto – di tutta la procedura. Pare infatti che il ritrovamento sia avvenuto il 16 agosto e non si sia ottemperato all’obbligo di informare le autorità entro le 24 ore successive. Insomma ci sono una serie di elementi che vanno approfonditi e chiariti. Ed è per questo che i carabinieri hanno avviato l’indagine». Ora gli addetti ai lavori dovranno stabilire se il ritrovamento sia di rilevanza straordinaria come quella avuta per il ritrovamento dei Bronzi di Riace – due statue rinvenute nel 1972 nei pressi di Riace, in provincia di Reggio Calabria – valutati tra i capolavori scultorei più significativi del ciclo ellenico, e una delle poche testimonianze dirette dei grandi maestri scultori del mondo greco classico. Nell’attesa di una conferma positiva la regione Calabria continua a far parlare di se e dei suoi tesori marini. Alcuni giorni or sono l’Assessore Regionale alla Cultura, Mario Caligiuri, commentando il recente ritrovamento avvenuto presso i fondali dell’Isola di Dino a Praia a Mare, sul Tirreno, di un’antica anfora e un ceppo d’ancora in piombo di epoca romana imperiale, aveva detto: «L’archeologia subacquea rappresenta un ulteriore tesoro della Calabria – Di questo tesoro si è sempre parlato poco, invece rappresenta prospettive interessanti. Negli anni passati, con finanziamenti ministeriali e regionali sull’archeologia marina in Calabria, si è lavorato alla mappa subacquea dell’area di Capo Colonna, alla ricostruzione virtuale dei fondali, a numerosi studi sulla corrosione dei materiali.»