Di Salvatore Stano
Lo Ieo ha certificato la riduzione di un tumore. E l’ateneo di Firenze pubblica uno studio incoraggiante
Nato a Linguaglossa in provincia di Catania nel luglio del 1912, il Professor Luigi di Bella è stato un grande medico tanto elogiato, da essere candidato al Nobel, quanto dileggiato per il suo metodo contro il cancro, la terapia Di Bella.
A raccontare tutto questo in un’opera voluminosa intitolata “Il poeta della scienza” è stato il figlio Adolfo che a voluto ricordare, in questa biografia, lo scomparso scienziato a cent’anni dalla sua nascita.
Ecco come l’autore ci presenta la biografia: «Mio padre aveva espresso più volte il desiderio di raccogliere in un libro le sue memorie, dedicandolo principalmente ai giovani. La sua aspirazione era fornire loro ragioni di speranza nel futuro e ‘linee guida’ sane, antitetiche a quelle che sembrano dominare la società contemporanea, dato che i giovani sono stati diseredati di ideali e di autonomia di ragionamento e giudizio, oltre che della possibilità di costruire con serenità il loro avvenire. Nel corso dei quarantacinque anni di docenza universitaria ha sempre coniugato l’insegnamento della materia al proposito formativo, forte della consapevolezza di disporre dell’unico strumento efficace per realizzare questa meta: l’esempio personale. Studenti, specializzandi o assistenti lo consideravano il riferimento sul quale basarsi, tutti consapevoli che il suo rigore, l’indisponibilità a compromessi di qualsiasi tipo, un’attività incessante, l’umiltà di fronte ai limiti della conoscenza e della comprensione umana, erano indispensabili per raggiungere elevati livelli professionali. Al rigore si univa sempre una umanità tanto prorompente quanto pudica, fatta di concretezza e non di parole. Tutta la sua esistenza è stata finalizzata al continuo miglioramento di se stesso, a trasformare in realtà quelle potenzialità che ogni individuo ha in misura più o meno ampia. Il ‘messaggio’ lanciato ai giovani è che, con impegno, costanza, senso di sacrificio, si riesce a superare qualsiasi ostacolo e dare un contributo per migliorare un mondo che, oggi specialmente, tende a greggificare tutto e tutti, ed esercitare sull’uomo una tirannia insidiosissima, perché occulta. Questa è stata una delle ragioni per le quali mi sono accinto al lavoro: tentare di realizzare un progetto che la morte gli ha impedito di compiere».
Ma il regalo più bello per il suo centenario glielo ha fatto l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), diretto dal professor Umberto Veronesi che, come risulta da una sentenza del 16 luglio di quest’anno, ha implicitamente riconosciuto l’efficacia della terapia Di Bella nella cura dei tumori. Si tratta di una sentenza di secondo grado, immediatamente esecutiva, a favore di Andrea A., trentanovenne cosentino, colpito da carcinoma squamo cellulare rinofaringeo, un tumore che intacca naso e gola e che non si può rimuovere chirurgicamente.
La diagnosi risale all’aprile del 2011. Il tempo di documentarsi, di consultare i vari specialisti e, nell’ ottobre di quello stesso anno, Andrea comincia, a proprie spese, la cura Di Bella. Nella sentenza si legge: “Visto che dai documenti emerge una risposta positiva al seguente trattamento, visto che la malattia è regredita, il trattamento in questione è da ritenersi determinante per la sopravvivenza del paziente, si ritiene anche che una sua interruzione comporti effetti non rimediabili”.
Questa non è la prima volta che lo IEO dimostra “implicita” riconoscenza al metodo Di Bella. Il farmaco cardine della terapia Di Bella, la somatostatina, che il professore indica come rimedio per frenare la crescita e l’angiogensi dei tumori, è utilizzata allo IEO come vettore di altre molecole, nella radioterapia. Non va dimenticato che nel 1998, Giuseppe Pelicci, oncologo IEO, meritò il premio Venosta per aver indicato “una nuova strada terapeutica” nella cura della leucemia acuta promielocitica usando l’acido retinoico, una delle molecole dibelliane.
Eppure lo avevano massacrato mediaticamente, gli avevano dato del cialtrone e il Professor di Bella se ne è andato nel 2003 consapevole che il suo metodo per la cura dei tumori sarebbe stato attaccato da ogni fronte. L’ideatore della discussa multiterapia anticancro, basata su farmaci biologici, come la somatostatina e bocciata come inefficace e tossica dal Ministero della Sanità nel 1998, dopo una contestata sperimentazione, sta pian piano ottenendo una repentina “riabilitazione”
Già a giugno di quest’anno l’ordine dei medici di Bologna aveva dato il patrocinio al congresso organizzato dalla Fondazione Di Bella, dal titolo “Evidenze scientifiche non valorizzate in oncoterapia”. Un convegno dove per la prima volta un ordine dei medici riconosceva il valore scientifico del metodo Di Bella, non solo patrocinandone il convegno ma favorendo la partecipazione anche fra i non dibelliani. Una terapia che si è guadagnata anche uno studio realizzato da parte dell’università di Firenze titolato: “Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno”. Lo studio, uno dei pochi studi autorevoli in campo medico, finalmente dona una dignità scientifica ad una delle terapie antitumorali maggiormente contestate del secolo scorso, che è stato poi pubblicato sulla rivista European Journal of Pharmacology; Pubblicazione che è avvenuta però senza il cognome contestato: “Se fosse stato pubblicato con il suo nome (Metodo Di Bella n.d.r.) non lo avrebbero mai accettato” ha dichiarato uno dei ricercatori”.