Di Ester Lucchese
Thomas Mann, autore tedesco, si affermò nello scenario letterario nei primi anni del ’900, imponendosi grazie a quel tentativo di conciliazione fra l’Occidente e l’Oriente per armonizzare il socialismo nella direzione democratica.
Il Doctor Faustus, la vita del compositore tedesco Adrian Leverkühm, narrata da un amico, Serenus, è una delle opere più significative della narrativa europea per la commistione dei linguaggi del settore musicale, filosofico e scientifico.
L’autore nel suo scritto coglie l’occasione per evidenziare criticamente le nuove tecniche musicali della “dodecafonia schònberghiana”.
Il musicista Adrian, figura ideale nel racconto, attraverso la voce del biografo, amico, mette in risalto la funzione conciliante della musica per la capacità di fare identificare la forma, cioè il fluire naturale che in origine non esisteva, ed il contenuto.
Mann sostiene che il più intimo desiderio della musica è di non essere udita e nemmeno veduta e neanche intuita, ma intesa e contemplata in una purità spirituale. Vero è soltanto ciò che è breve, brevissimo, soltanto il momento musicale.
L’essere è l’emanazione di Dio, cioè quel pensiero che pensa eternamente se stesso. L’uomo non è soltanto un essere biologico ma appartiene ad un mondo spirituale a cui è concesso l’assoluto, il pensiero della verità, della libertà e della giustizia.
L’età romantica, quando in Germania fiorì il genio musicale di Wagner, rappresentò per il pensiero manniano un ancoraggio con la tradizione per il fatto che quell’età si pose come “ponte fra il mondo borghese ed il mondo della natura”.
La musica poneva in essere la “vera esistenza” che è immediatezza ed inconsapevolezza alla ricerca della coscienza di sé. Il narratore nel gettar luce sullo spirito tedesco mette in risalto quella religiosità che si identifica con la giovinezza ed il coraggio della vita personale.
Essere giovane vuol dire riappropriarsi della elementarietà, del fatto di poter essere l’espressione della vita primordiale. Vuol dire soprattutto avere la coscienza della morte e della rinascita.
Adrian rappresenta il popolo tedesco che fa il patto con il diavolo, quest’ultimo simboleggia invece il dittatore tedesco. Le sue opere musicali, in particolar modo la Lamentatio Doctoris Fausti, frutto di quel patto, sono l’espressione del male e dell’oscurità imperante in quegli anni in Germania. La voce narrante non fa altro che registrare i fatti invitando il lettore ad esprimere un giudizio.