Di Ester Lucchese
Avvolta da fragranze, colori nettamente nuovi, come per magia, l’estremo Oriente mi appare un universo a sé, dove anche la scansione del tempo ha un ritmo più lento ed i movimenti della gente appaiono meno condizionati dal frenetico nostro incedere. Questa parte di mondo conserva tradizioni culturali dissimili da quelle di matrice occidentale. Bali, un’incantevole isola di origine vulcanica, fa parte dell’arcipelago indonesiano. Il suo clima nettamente tropicale favorisce lo sviluppo di una rigogliosa vegetazione in cui si inserisce un’architettura semplice. Le abitazioni per lo più sono costituite da materiali naturali quali il legno, mentre i templi induisti sono delle caratteristiche costruzioni a gradini stretti che appaiono come una piccola sporgenza di un rettangolare palco di pietra, su cui si erge un piccolo altare impreziosito da elaborati fregi, posti ai quattro angoli. Una serie di fitte colonne formano al di sopra, lungo il perimetro dell’altarino, una semplice e povera ringhiera che sorregge un primitivo tetto di paglia. L’aspetto paesaggistico più caratteristico è dato dalle coltivazioni a terrazza del riso e dalle impervie scogliere da dove si può ammirare il tramonto sul mare, dall’intenso colore vermiglio a sfumature. I vivacissimi costumi locali colpiscono per la varietà di colori. Le donne indossano parei lunghi fino ai calzari di cuoio, fermati in vita da ripetuti giri di cinta in stoffa variopinta e i capelli, molto lunghi, sono agghindati dai fiori chiamati “Singapore”, una varietà di orchidee. Gli uomini, invece, vestono con pantaloni color sabbia e camicioni dalle fantasie tropicali. Il folklore locale si esprime attraverso rappresentazioni di carattere religioso ove gli attori, ricoperti da maschere inquietanti, danzano a ritmo cadenzato rievocando la lotta tra il bene ed il male, fino a raggiungere uno stato di trance capace di indurli ad attraversare scalzi i carboni roventi. La molteplicità delle tinte del paesaggio naturale, è data ritrovarla nei quadri naïf (l’attività pittorica è un’importante risorsa per Bali) che riproducono fedelmente la quantità di luce e d’ombra dei vari elementi della rigogliosa vegetazione. Gli oggetti di legno, lavorati con maestria artigianalmente, riempiono gli empori. Essi sono per lo più maestosi fiori dai colori sgargianti, portatovaglioli a casco di banana o a fetta d’anguria, ventagli ed altri gadgets. Imponenti si presentano gli arazzi che ricoprono ampie pareti, realizzati con fili preziosi intessuti dalla gente del posto. Il turismo è favorito dal basso costo della manodopera: numerosi giovani, con l’instancabile lavoro manuale, assolvono mansioni umili. Gli alberghi lussuosissimi, sono accessibili per la tasca del turista occidentale, grazie alla notevole risorsa costituita dalla gioventù locale sottopagata. La pulizia è affidata, in particolare modo, alle donne come anche la cura degli spazi esterni che è caratterizzata da una distribuzione armoniosa delle piante ornamentali e dei fiori. La sistemazione delle piante è realizzata alla maniera “pensile”cioè su una o più terrazze dell’edificio. La gastronomia, rispecchia la cucina internazionale, ma gli alimenti più diffusi sono i frutti di mare e la frutta esotica. Cesti di vimini lavorati a mano adornano le stanze degli alberghi con la varietà della qualità e del colore della frutta. Le bellezze paesaggistiche sono, dunque, un elemento fondamentale per il turismo. Spiagge estesissime dal dorato riflesso della sottilissima sabbia, cingono l’immensa distesa delle acque cristalline cerulee. La folta vegetazione verde ricopre il tutto come fosse un mantello. La gente del luogo è convinta che il mare sia non solo pericoloso ed ostile ma a causa del riserbo è vietato immergersi semiscoperti nelle sue acque. Gli unici frequentatori sono i turisti, ignari molto spesso di questa credenza popolare e perciò guardati con sospetto. Qualche anno più tardi nel dicembre del 2004 la tragedia dello Tsanami, il catastrofico maremoto, mise in ginocchio l’Indonesia e molti altri paesi dell’arcipelago, il numero delle vittime fu incalcolabile. In un primo momento l’aiuto d’urgenza consistette nell’opera di ricostruzione che prevedeva programmi di prevenzione dei disastri naturali. Il turismo come risorsa fondamentale in quelle terre subì un forte contraccolpo, anche se si poté sperimentare la solidarietà globalizzata.