(3-continua) Le “menti raffinatissime” sono all’opera, un pezzo di Stato briga con la mafia per togliere di mezzo l’ingombrante FALCONE, un altro pezzo dello stesso Stato lo salva. Una settimana dopo il fallito attentato, il C.S.M. nomina Giovanni FALCONE procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, in pratica diviene il vice di MELI. Anche se amareggiato, Giovanni FALCONE continua la sua lotta contro la mafia, rimanendo legato all’amico Paolo BORSELLINO, con cui rimane ininterrotto un intensissimo scambio di conoscenze sulle indagini mafiose. A Marsala BORSELLINO si era reso conto della crescente importanza delle cosche trapanesi, e di Totò RIINA e Bernardo PROVENZANO, all’interno della rete criminale Cosa Nostra, che ad esempio intorno a Mazara del Vallo e nel Belice, facevano ruotare interessi notevoli che occorreva seguire da vicino. Le amarezze accumulate per lo scioglimento del “pool antimafia” e nelle attività di Procuratore aggiunto, i fatti di “delegittimazione” e il senso di sempre più inquietante solitudine, inducono Giovanni FALCONE ad accettare l’incarico di Direttore Generale degli Affari penali offertogli dal Ministro della Giustizia Claudio MARTELLI nel 1991. A quel periodo risalgono la legge sui collaboratori di giustizia e la elaborazione di quello che verrà chiamato il regime del “doppio binario”; leggi che porranno le premesse per scardinare il muro delle omertà mafiose. E’ di FALCONE l’intuizione della indispensabilità di una struttura di coordinamento nazionale dell’indagini antimafia. E’ la Direzione Nazionale Antimafia – che, tra non pochi contrasti, ma grazie al suo impegno di Direttore Generale vedrà la luce nel novembre 1991 -, con il Procuratore posto alla sua guida che deve avere il compito di rendere effettivo il coordinamento delle indagini, di garantire la funzionalità della polizia giudiziaria e di assicurare la completezza e la tempestività delle investigazioni, a sostegno dell’attività svolta dalle procure territoriali e distrettuali. In sostanza è la “veste normativa” dell’intuizione del “pool antimafia”, le indagini sulla mafia devono avere un coordinamento tale da garantire uno scambio continuo di informazioni.
Giovanni e Paolo
Armonia è un etimo stupendo! Il creatore delle parole non poteva inventare altro termine per esprimere il concerto di bellezza che insiste in esso. Armonia in un insieme di note, di strumenti, armonia di una comunità di persone… E’ davvero difficile che nella società in cui viviamo, di questi tempi, regni armonia, poiché sembra che il bisogno ancestrale più intimo e infimo di ogni persona sia quello di ferie e imbrogliare il proprio simile, invece di privilegiare il rapporto ed il dialogo,per l’ appunto, in una società che è contrapposta per idee ed interessi di casta, credi religiosi e politici. Armonia sta operando affinchè il confronto di idee nella piccola comunità di San Giorgio, possa tradursi in arricchimento culturale dei lettori e di chiunque vorrà avvicinarvisi. Anche la presenza di una modestissima ma appassionata (perchè è soltanto passione che muove la redazione) realtà editoriale contribuisce a formare “bene comune”. E il bene comune sarà l’unica lucida follia che la redazione vorrà contribuire a perseguire.