Di Cosimo Fabbiano
Non erano ancora nate in quel lontano 1992, Melissa e le altre sue compagne di istituto non hanno mai conosciuto Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Eppure al giudice ucciso a Capaci il 23 maggio 1992 e alla sua giovane moglie, anche lei magistrato, avrebbero, per sempre, legato il nome, il destino e la loro stessa vita. Questa mattina, infatti, Melissa Bassi è stata dilaniata dallo scoppio di un ordigno e Veronica Capodieci, una sua amica, è in gravissime condizioni. Altre quattro giovani hanno ustioni su tutto il corpo, due in gravi condizioni (una probabilmente perderà gli arti inferiori). E’ questo il bilancio dell’attentato compiuto dinanzi ad una scuola brindisina, l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali “Morvillo Falcone” di Brindisi, che conta 600 alunni. E’ difficile, oggi, a poche ore di distanza da questo atto di assurda barbarie, non farsi sopraffare dalla emozione ricordando uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ma, seppure con il cuore colmo di angoscia per le notizie che giungono da Brindisi, è proprio questo episodio, che vede in maniera così drammatica coinvolti i giovani e la scuola, a imporre di ritornare con la memoria al rapporto intenso di Giovanni Falcone con i giovani. In un momento drammatico, come pochi altri, nella storia recente del nostro paese, le parole e gli insegnamenti di Giovanni Falcone devono diventare, per i giovani, un faro nelle tenebre, una guida salda, una iniezione di coraggio, un sostegno. L’impegno di Giovanni Falcone nel combattere la mafia, e ogni altra forma di illegalità, deve essere l’esempio di una vita sacrificata al trionfo della giustizia. Viviamo in una società sempre più refrattaria a parole come legalità e meritocrazia, eppure non v’è, a mio parere, bene più prezioso della giustizia espressa dalla legalità, di un diritto equo che cerca di perseguire l’obiettivo dell’annullamento delle disuguaglianze sociali di partenza, lasciando solo al merito la misura per stabilire la grandezza di un uomo, tutelando cosi sia il bene condiviso sia il valore di chi lo condivide. Falcone può, oggi più di venti anni fa, rappresentare per i giovani l’alternativa di un successo che sfugge alla tentazione del potere fine a se stesso e fa sua una logica di condivisione, l’idea di una giustizia che salvaguarda ogni più alto valore di democrazia e libertà reali e non strumentali. Certo, è fin troppo scontato, soprattutto in questo momento, pensare che il sacrificio di Falcone possa essere passato invano. Ma, ciò non è vero. Sarebbe vero se oggi non vi fosse più nessuno disposto a seguirne l’esempio, se oggi non vi fossero uomini e donne capaci di lottare per lo stesso ideale che fu di Giovanni Falcone: la lotta per quel ideale è insita nelle piccole scelte quotidiane che noi ci troviamo a fare ogni giorno. Quando scegliamo noi stessi a danno del prossimo, quando scegliamo il nostro profitto e successo a danno di una comunità ed il potere personale a danno della coesione della stessa, applichiamo quella logica che nella terra in cui Giovanni Falcone è nato, ha lavorato ed è morto, ma anche a Brindisi, si chiama mafia Cosa è la mafia se non l’espressione feroce e prepotente di una società che pensa solo al profitto? Spetta ai giovani farsi carico di costruire una società in cui questa logica non sia più contemplata. Se i giovani saranno in grado di camminare in questa direzione, la nostra terra, ma direi l’Italia intera, farà finalmente un passo avanti nella lotta alla illegalità. Se, invece, i giovani lasceranno che di Falcone resti solo il ricordo delle sue battaglie, se faranno di lui una icona da mettere su un altare, se le sue idee resteranno pura utopia e non alimenteranno le loro battaglie, allora si, il suo sacrificio sarà stato vano. I giovani, è vero, crescono in una società dove si dice che i grandi ideali siano morti. C’è, però, una verità che resiste in un mondo di menzogne, di ipocrisie, di mediocrità che si accontenta, è nel fatto che tutto ciò che Falcone rappresenta ancora oggi, seppure solo per una parte della società, non morirà mai. “Chi non ha paura di morire muore una volta sola” e vive per sempre.