di Enzo Carrozzini
C’è un lungo filo rosso che unisce l’attività artistica di Ernesto Bassignano, cantautore, ex giornalista Rai, scrittore, autore e conduttore di programmi radiofonici su reti pubbliche e private,( come non ricordare il programma Ho perso il Trend, andato in onda per ben undici anni sulla ammiraglia radiofonica pubblica Rai Radio1? O gli ultimi post pensionamento, come Radio Bax e Rodeo, su Roma Radio Città Futura, emittente che vide i suoi esordi radiofonici nei primi anni 70?), artista poliedrico la cui attività ha spaziato dal gruppo di Teatro di Strada creato da Gian Maria Volonté nei primi anni 70, all’amicizia fraterna con grandi attori del calibro di Duilio del Prete e Mariangela Melato, passando per i corsi di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Ripetta con Guido Ceroli, alla frequentazione del geniale artista barese Pino Pascali, la carriera giornalistica come critico musicale del quotidiano Paese Sera, per poi approdare alla redazione di Rai Radio1 ,ma, soprattutto, un amore mai dimenticato per la musica d’autore che dopo i promettenti esordi nel gruppo del Folk Studio giovani, insieme ai Venditti, De Gregori, Lo Cascio, e tanti altri, aveva un pò trascurato per l’attività di “intellettuale organico gramsciano” , per usare una sua definizione, impegnato nel settore stampa e propaganda del Partito Comunista Italiano, organizzando concerti e Feste dell’Unità per tutto il Bel Paese, componendo e presentando egli stesso canzoni di lotta diritti e lavoro.
Bax (pseudonimo con cui è ormai conosciuto universalmente) mollato il microfono di conduttore radiofonico è ritornato a tempo pieno al suo primo amore, la composizione di versi in musica, e la conferma si riscontra nei lusinghieri successi ottenuti con gli ultimi tre album: Vita Che torni, Il grande Bax , e per l’appunto, l’ultimo pubblicato nella primavera 2019, “Il Mestiere di Vivere” (di Elikonia Indi Label), il cui brano omonimo è entrato tra i finalisti nella sezione “canzone Singola” del Premio Tenco 2019. Bassignano scrive versi alla stessa maniera di come viene narrando le sue memorie nel volume “Canzoni Pennelli Bandiere Supplì”, recentemente ripubblicato per i tipi di Les Flaneurs Edizioni, adoperando la tavolozza per associare colori a ricordi.
E così anche per i nove brani di cui si compone “Il Mestiere di vivere”, per i quali Bassignano ha voluto alla direzione artistica e produzione due virtuosissimi musicisti come Stefano Ciuffi (chitarre) e Edoardo Petretti (pianoforte e tastiere), che insieme gli altri Angelo Maria Santisi (violoncello) Marco Zenini (contrabasso) Francesco De Rubeis (batteria), campiscono armoniosamente i versi del poeta civile Bax, dando vita ad un vero e proprio concept album.
La poetica di Bassignano intrisa di impegno civile e politico, non dimentica le origini per la canzone d’autore “impegnata” e pur svolgendo, come suo solito, escursioni nostalgiche l’album si afferma come esortazione alla resilienza e alla forza di volontà di andare avanti e lottare dell’ individuo e anche dello stesso ex Bel Paese, ormai ripiegato su stesso e sempre più incattivito dalla propaganda del cervello all’ammasso diffusa sui social network. “Con un piede nel passato e lo sguardo forte e aperto nel futuro”, come cantava un vecchio amico di Bax: Pierangelo Bertoli. La vita è come una macchina stroboscopica in cui gioie dolori esperienze si susseguono all’impazzata e il “mestiere di vivere” non è innato ma lo si apprende in corso d’opera, per questo ci piace iniziare una breve disamina dei brani con “La Vita L’è Quela Che L’è”, la più ritmica e allegra dell’album, in cui Bax svolge un omaggio alla vita con un occhio ai fasti del Derby Club di Milano, fucina di talenti comici e “ pensanti” alla Enzo Jannacci, e, soprattutto allo zio Fiorenzo Carpi grande autore musicale tra gli altri di Dario Fo.
Ancora il tema ricorrente della vita quella de “ Il Giullare Verticale”, la cui interpretazione è affidata a David Riondino, “il quale -racconta Bax- “L’ha cantata di botto, Buona La prima!, Come d’altra parte sono stati eseguiti tutti brani dell’album, rigorosamente dal vivo”.
“Manca l’aria, manca il cuore, manca il bere troppo fumo, pochi occhi da cercare e sorrisi finti. E chiappe, troppe chiappe da baciare”, scrive memore della sua vita passata da giornalista dalla schiena dritta, e tira avanti “e rimani ridi e piangi, da giullare. Da giullare verticale”. Vite lavoro e sogni, così ballate da brivido con : “Gli artisti son grandi dolori, son piccoli amori . Son musica e ombre, e troppi pensieri. Son Gesti nervosi e bocche salaci, son occhi e segreti dell’intimità. Gli artisti chi sono davvero nessuno lo sa”. E con “Il commesso viaggiatore” che ha “un triangolo di cielo da studiare e stelle sconosciute da inseguire”…
La vita del figlio ne “Gli Occhi di Mio Figlio”, metafora del suo come dei tanti ragazzi, in cui si chiede se i giovani oggi abbiano la stessa determinazione e impegno “nel sognare un sogno grande come il mio” mentre li sorprende “spalancati sopra il nulla di quaggiù”. E’ il brano più intenso dell’album perché mette a nudo le improbabili, forse, impossibili speranze delle nuove generazioni.
I brani più politici, “Amiamoci di Più”, e “Un paese vuol dire”, la cui scrittura si rifà a pietre miliari della sua formazione culturale, quel Cesare Pavese dal cui Romanzo mutua il titolo dell’album, Bax rimarca l’impegno del riprendere a lottare per una società più giusta: “Riprendi a camminare e smetti di volare, falla sentire quella voce che, parla di un altro mondo, parla di un altro tempo, un tempo che non scade mai per te, scrivi sui muri Amiamoci di Più….”: In “ Un Paese Vuol dire” Bax sparge il suo messaggio politico, “Un Paese vuol dire non essere soli, vuol dire tornare e volere di più, vuol dire capire, sapere sognare, ritrovare la storia di un mondo che fu”.
Ne “La campana suona” l’autore immagina il lento ritorno alla normalità delle zone terremotate del centro Italia devastata dal terremoto del 2016/2017, tutto è ricostruito, la vita torna a scorrere nei centri, ma inevitabilmente qualcuno non potrà più farlo perché dormiva “quella notte che…”.
In molti hanno scritto che “Il Mestiere di vivere” sia l’album più bello e coraggioso, quello della maturità, più modestamente pensiamo che Bassignano non abbia mai barattato o disperso le sue coordinate morali e ideali per fare poesia musicata, è sempre stato lui, con un “mestiere di vivere” in più. Lunga vita a Bax.