di Enzo Carrozzini
Il Taranto quell’anno andava forte, anche chi non fosse di spiccata fede rossoblu guardava con simpatia e ammirazione ai risultati della squadra ionica, e, segnatamente, alla sua punta di diamante, il centravanti: Erasmo Iacovone molisano, da Capracotta, grande dimistichezza col goal, prelevato dal Mantova nel 1976 (già trampolino di un grande del calcio Italiano, Bonimba Boninsegna) dove aveva segnato 24 reti. Nel campionato 1977/78 l’anno della svolta, il Taranto lotta per la serie A ed il suo cannoniere è in testa alla classifica dei goleador con 9 reti all’attivo. Quella domenica, del 5 Febbraio 1978. Erasmo non aveva segnato per il super lavoro svolto da un grande portiere sulla via del tramonto, quell’Alberto Ginulfi(fiorentina, Roma, Verona), che gli aveva negato per ben tre volte la via del goal. Insomma c’erano tutte le premesse affinché Erasmo da Capracotta si avviasse verso fulgida carriera in serie A in una grande squadra cui già piaceva, la versione di Paolo Rossi vincitore l’anno prima della classifica dei cannonieri di serie B, che sarebbe diventato il “Pablito” mundial del 1978 e del 1982.
Uomo semplice e in viaggio con la Citroen Dyane 6cv, simbolo di un calcio operaio più povero,e senza fronzoli tatuaggi e veline, quella sera controvoglia si era recato a cena nella solita masseria sulla provinciale che lega il capoluogo a San Giorgio Ionico, per ricaricare le motivazioni di calciatore emergente, e quelle più profonde e gratificanti di una famiglia appena costruita e completata con l’imminente arrivo di una bimba. Erasmo all’una del 6 Febbraio lasciata la masseria ha appena impegnato l’incrocio per far ritorno verso casa, quando un’Alfa Romeo condotta da un pregiudicato, ad altissima velocità e a luci spente per averla appena rubata, cercando di sfuggire all’inseguimento della Polizia sperona lo scherzo di autovettura del calciatore, un impatto violentissimo che distrugge l’autovettura scaraventando il calciatore fuori del parabrezza, morte sul colpo, Iaco non c’è più, fine tragica delle speranze di un grande in fieri del calcio italiano, fine di un sogno. Il resto sono solo lacrime. C’è chi ha voluto vedere nella tragico destino di Erasmo una misteriosa attinenza con la fine di un grande della musica d’autore italiana,Rino Gaetano, che in alcuni suoi testi parla di Capracotta (“Nun te Reggae più”) e di incidente stradale (“La ballata del Renzo”), sono supposizioni, casi della vita o destini intimamente legati, domande cui non si possono dare risposte. Oggi a quaranta anni da quella notte, c’è solo rimpianto per una storia personale e collettiva che avrebbe potuto avere un ‘altro esito, poco sembra essere cambiato da allora su quella strada circondata da campi, qualche rondò, un cippo e una targhetta in memoria con un nome “Erasmo Iacovone” sormontato con sciarpe dai colori rossoblu, metafora di un territorio che avrebbe voluto fare il salto di qualità sportiva e sociale, oggi alle prese con una voglia di rinascita che nemmeno all’orizzonte ottico si può nutrire speranza di vedere.