Di Enzo Carrozzini
DURAZZO (Albania) il 7 agosto 1991 la nave mercantile “Vlora” reduce da Cuba con un carico di zucchero di canna, venne presa d’assalto da migliaia di cittadini costringendo Il suo capitano, Halim Milaqi, a salpare facendo rotta per l’Italia. I primi passi della disperazione mossi da una moltitudine di circa 20.000 persone, che occuparono ogni spazio disponibile de “La Nave dolce” come fu ribattezzata anni più tardi in una commovente opera cinematografica. 20 Mila persone, un esodo, quella che ancora oggi resta la vicenda più significativa per uno sbarco di migranti di quella dimensione. In fuga da un paese in sfacelo, in seguito agli sconvolgimenti geo politici epocali seguiti al crollo dell’Unione sovietica, cui neanche il regime di Enver Hoxha potè sottrarsi. La nave raggiunse Brindisi alle 4 del mattino dell’ 8 Agosto , male autorità statali si resero conto che la città non era attrezzata ad accogliere una massa umana di quella portata, e nel tentativo di prendere tempo, invitarono il comandante a proseguire per Bari, nella speranza che le sette ore di distanza, per coprire le 55 Miglia marine che separano le due città, potessero essere sufficienti per potersi predisporre all’ emergenza. Alle 11,30 la città di Bari vide la nave delinearsi all’orizzonte, stipata col suo carico umano aldilà di ogni limite. Da quel momento in poi le immagini la fanno da padrone. Il comandate Milaqi, forzò il blocco navale frapposto dalle autorità, per l’urgenza di prestare soccorso alla moltitudine di persone tra cui donne e ragazzi disidratate e sfiancate dal viaggio, in un natante ormai ridotto ad una latrina galleggiante, ottenendo l’approdo sulla banchina più estrema del porto Barese , il molo “carboni”. Le riprese delle giornate successive segnarono la testimonianza della completa inadeguatezza del Governo Italiano a fronteggiare l’emergenza Albanesi, la loro collocazione temporanea nello stadio della vittoria per i primi soccorsi, le buste di viveri lanciate dagli elicotteri ad una umanità disperata. il rimpatrio di quasi la totalità dei passeggeri (cui si oppose un grande uomo, Enrico Dalfino Sindaco di Bari, che si battè affinchè a quelle persone fossero assicurate un minimo di condizioni umane) “Sono persone” – raccontò di lui la moglie anni dopo, – “persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro ultima speranza”. » . Ma una storia ormai era iniziata, a segnare positivamente la vita di tanti rappresentanti di un popolo fiero e orgoglioso, che in Italia si sono affermati e lavorano contribuendo allo sviluppo del Paese e al dialogo interculturale. Nel ricordo anche di tanti che non hanno avuto la sorte di raggiungere la terra ferma, come i profughi della Kater i Rades, e i tanti sconosciuti senza volto in fondo all’Adriatico.
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