Elaborazione grafica gentilmente donataci dall’amico Carmelo Colelli…
Red.
“Che si fa al ponte della Liberazione? “
Ci siamo imbattuti spesso nei dialoghi tra conoscenti ed amici in queste parole che segnano il livello di benessere e democrazia conquistato dal Bel Paese dopo l’inverno del secondo conflitto mondiale. I semi di pace gettati dai paesi fondatori dell’Unione Europea (Germania, Francia, Benelux, Italia), precedentemente l’un contro l’altro armati, hanno assicurato 70 anni di pace, progresso e serenità ad un continente devastato da odi centenari, per questi motivi sarà necessario proseguire nel solco dell’integrazione Europea per difendere L’Europa, una creatura eterogenea quanto si vuole nel suo Dna, ma intimamente legata da una storia millenaria e da afflati comuni.
Le democrazie moderne europee del 21 secolo non avrebbero alcun motivo di ripercorrere indietro il nastro della storia per ritornare alle contrapposizioni geopolitiche dei secoli scorsi, eppure in qualche meandro dell’animo umano alberga sempre il mostro, un leviatano pronto a risvegliare e scatenare le pulsioni umane più brutali: odio, intolleranza, xenofobia, razzismo, e quanto sta avvenendo in tutto il continente ne è la prova lampante.
E allora, per ritornare alla domanda iniziale, che si fa nel giorno di Festa che rievoca la liberazione di un popolo da un’ideologia segnata da “lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri” , come ebbe a scrivere Antonio Gramsci ? Si apprezza la giornata festiva e chi potrà la celebrerà all’insegna dello svago e della spensieratezza, ma l’invito è soprattutto rivolto all’impegno che il messaggio di libertà e pace sparso da migliaia di italiani immolatisi per tutti continui a tramandarsi.