Di Janni Luan Cajku
Signori. Non è un “gatto nero”, ma un Professore americano Può capitare a tutti di andare in un paese straniero e trovarsi in ottiche imbarazzanti. Come per esempio: Svignarsela da artigiani troppo insistenti ed appiccicosi, imbattersi in realtà mai immaginate prima “o ti mangi questa minestra o salti dalla finestra” in altre parole, ingerire alimenti sgradevoli. Incontrare conducenti di taxi antipatici, viaggiare con mezzi pubblici scomodi o guidare in super strade stupefacenti e sentirsi imbranati. Aderire in un raduno sportivo e sentirsi delicati o goffi, partecipare in un meeting di lavoro e incontrare dei colleghi spinosi. Trovarsi ad insultare (sottovoce) alcuni ufficiali incompetenti, impiegati ottusi o funzionari molesti è più che normale, ma si spera sempre di non trovarsi mai nei panni dell’americano Prof. Jack. Prof. Jack dopo aver affittato una macchina nei paesi dell’Est si reca in Albania, più precisamente a Tirana. Lui insegnerà per una settimana in una delle università più prestigiose di Tirana Wisdom University. Avendo la “propria” macchina evita taxi e mezzi pubblici (questi ultimi, coprono solo una parte della capitale albanese), quindi preferisce guidare la sua macchina la quale è carica di libri e vari oggetti (alcuni insoliti) da dimostrare ai suoi studenti albanesi. Con la pazienza che caratterizza gli americani (in modo particolare i Newyorkesi) segue le lunghe code create davanti ai semafori (alcuni scassati). Curandosi dalle macchine guidate da autisti ansiosi, allo specchio nota le luci variopinti di una macchina che la seguiva. Abituato alle regole stradali, si accosta e cerca di lasciare la strada libera alla macchina della polizia. Dopodiché, rientra di nuovo in corsia e prosegue verso la destinazione Wisdom University di Tirana. Alcuni minuti dopo si trova circondato da macchine di lusso. Subito dopo viene fermato dagli agenti di polizia, i quali scendono dalle macchine con l’aria burrascosa e un atteggiamento guerresco. Prof. Jack, chiede spiegazioni in inglese, ma realizza che la lingua inglese non è molto amato da i suoi interlocutori. Allora, scava nella sua memoria per ricavare qualche parola della lingua dei suoi antenati, e si rende conto che la lingua italiana andrebbe migliorata. Cerca di farsi capire con i gesti, ma non conosce i segnali di fumo. Si sente dire qualcosa di simile: Tu car, andare strada perchè policia? You volere what? Ketu passare car Berisha, Tu car stop. Se è vero che gli stranieri imparano per prima le parolacce del posto che vanno a visitare, il Prof. Jack allora è un’eccezione. Non si sente per niente offeso, ma solo confuso. Preso dallo smarrimento prima di avvisare e chiedere aiuto ai suoi studenti albanesi che erano già in classe ad aspettarlo, si affida all’intuito della donna che viaggiava con lui. Aiutandosi avvicenda riescono a ricavare un “senso” dai discorsi delle persone autoritarie. Afferrano che gli agenti all’“apolide” dicevano: Perché la tua macchina sta dietro a quella della polizia? Che cosa cerchi? Nonostante il Prof. Jack aveva con se tutti i documenti di riconoscimento, loro volevano sapere la sua identità, quindi, chi sei? Qua sta passando la macchina di Berisha e la tua macchina dovrebbe stare ferma. Liberato da un senso di non colpevolezza, “si assume l’imprudenza di non aver guardato bene chi stava nella macchina in coda dopo quella della polizia o in quella dopo ancora”. Ancora una volta i suoi antenati riescono a strapparli un sorriso con la storia del “Gatto Nero all’italiana” e giustifica che non è normale tagliare la strada (anche se involontariamente) al Primo Ministro Albanese, Mister. Sali Berisha. Se ai tempi dei suoi antenati alla vista di un vero gatto nero, facevano le corna e si toccavano le parti dove non batte il sole, in Albania una persona può essere scambiato per un “Gatto Nero” e finire anche in prigione. Al racconto della sua storia comica sì, ma per nulla ridicola, i suoi studenti sdrammatizzano dicendoli; sì, l’avranno scambiato per un gatto nero, ma lei è molto fortunato perché in Albania i cani vengono ancora fucilati.