Bella iniziativa presso il Castello d’Ayala Valva promossa dall’Amministrazione comunale di Carosino, la mostra sul burattino più famoso del mondo, ancora oggi aperta al pubblico. “Pinocchio alla ricerca del sole”; è questa una visione dell’artista Lino Monopoli che ha immaginato il Pinocchio di Collodi prendere le vesti più svariate, i cappelli più eccentrici, i nasi di forme strane. Artista che è partito dal bozzetto del Pinocchio di legno di Luigi Comencini ideato da Oscar Tirelli per creare centinaia di pinocchi. Il burattino di legno all’interno della mostra è immobile, ma le parole dell’artista lo fanno muovere in ogni dove e su ogni bandiera. Diventa italiano, inglese, con gli sci alla ricerca del sole o della pioggia. Il materiale è volontariamente di riciclo come segno ulteriore di rinascita: la cocacola diventa il busto, il sacco della farina il vestito, il piede di una sedia il naso lungo, pieno di bugie e non solo. All’interno della conferenza stampa del 9 aprile il maestro Monopoli ha fatto rivivere le atmosfere degli anni ’70, quando i bambini aspettavano impazienti le “Avventure di Pinocchio”, e ha ricordato ai giornalisti in sala che in realtà quel pinocchio che si muoveva erano tre: uno meccanico, uno statico, uno acquatico. Quello meccanico era venuto fuori dalle visioni del maestro Tirelli il quale, non avendo tanti mezzi all’epoca, faceva muovere il monello toscano con i freni di vecchie biciclette. Era l’era del riciclo e del risparmio, un’era ormai superata; nella società che viviamo sono valori visti al contrario. Ci vengono in mente quando guardiamo il Pinocchio del maestro Monopoli tanti flash della fiaba di Collodi, soprattutto quando lo vediamo ingabbiato, deriso, solo e indifeso, forse perché quel famoso abbecedario comprato dal suo papà a suon di fatica, lo aveva venduto per seguire carovane circensi, o addirittura per perdersi nel paese dei balocchi. Diventando un ciuchino. E le sue parole risuonano tra tanti burattini messi a terra: Nonnina, in quanti siete in questo paese?Duecento anime, una ventina di somari, centottanta pecore e due falegnami. Forse i tanti burattini tristi della mostra avrebbero riacquistato il sorriso se quel famoso abbecedario non fosse stato venduto da Pinocchio, capendo forse all’ultimo momento che il libro è un’arma, un’arma per il futuro. Ma la fiaba non si può cambiare e quella giacchetta bucata fu venduta inutilmente: “Ma quella non è la giacca del Signor Geppetto?” “Me l’ha venduta lui, mi ha pregato tanto che la comprassi! Dice che gli faceva tanto caldo e allora gli era inutile mentre invece ci aveva tante altre cose più necessarie da comperare.” “E le ha comperate?” “Si le ha comperate…” Povero Pinocchio, quanti guai per aver perso un libro … Buona Mostra a Carosino.