Di Eleonora Arnesano | INTERVISTA
L’ultimo successo di Mimmo Cavallo è la canzone “Vedo Nero” cantata da Zucchero, ma lui ha scritto tantissime altre canzoni
famose cantate da Mia Martini, Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Ornella Vanoni, Syria, Loredana Berté, Albano. Mimmo Cavallo è ormai una delle firme più richieste e affidabili. Nato a Lizzano (TA) nel 1951, emigra a Torino con la sua famiglia. Non dimentica le sue origini e nel 1980 ottiene un importante riconoscimento al Premio Tenco con il suo album “Siamo meridionali”. L’anno successivo, partecipa al Festivalbar con la canzone Uh, mammà!, che rimane ancora oggi uno dei suo brani più conosciuti. Nel 1992 vince il grammy europeo “premio Rino Gaetano” come canzone d’autore. La canzone “Viva l’amore” sarà l’ultimo successo in vita di Mia Martini, che la presenterà alla gara canora di Canale 5 “Festival Italiano” del 1994, pochi mesi prima della sua prematura scomparsa.
Nella sua attività d’autore, Mimmo esprime soprattutto la sua vena romantica. Quanto emerge nelle canzoni, il tuo essere pugliese?
Non credo si possa parlare di essere pugliese in quanto mi considero un “essere mediterraneo”. Mi rendo conto, però, che la Puglia è molto estesa longitudinalmente e ogni zona conserva caratteristiche peculiari molto diverse fra loro. Nel salento stesso, patria della taranta, addirittura distinguiamo una parte Grica, basso salento, dall’alto salento, Taranto e provincia (che è comunque una ricchezza). Questo bagaglio culturale che mi è appartenuto, senza merito, per nascita, si è mixato, innestandosi, ad una cultura più “nazionale”. Questo è successo, in seguito, a Torino, Roma, Milano… In “Siamo meridionali”, infatti, il linguaggio usato nei testi è un misto fra i nostri dialetti salentini e il dialetto meridionale per antonomasia, il napoletano. Dopo un lungo peregrinare in questo linguaggio inventato, né totalmente talentino, né completamente napoletano, ultimamente sento il bisogno impellente di un ritorno alle origini e in questo senso sto lavorando a un progetto etnico che spero veda presto la luce. Naturalmente, a parte le canzoni di protesta, ogni ballata, ogni villanella, ogni canzone è dedicata a questo mio grande amore: la mia terra.
Ti ritieni soddisfatto del tuo lavoro svolto sinora?
Se devo essere sincero devo dare tutte e due le risposte: si e no. Si perché penso di aver dato un contributo importante alla canzone d’autore avendo avuto anche grandi soddisfazioni e gratificazioni da un punto di vista lavorativo. Ho conosciuto grandi e piccoli, ho avuto la fortuna di scrivere una canzone con Enzo Biagi, qualche colonna sonora, sigle televisive e, oltre a tante canzoni scritte per artisti importanti, soprattutto conservo la considerazione nei miei confronti.
No perché all’inizio della mia carriera sono stati fatti degli errori: per esempio rifiutando palcoscenici importanti come Sanremo a favore di trasmissioni più di nicchia che non avevano, però, lo stesso equivalente in audience e share.
Anni dopo (però lo dico col senno del poi) avrei potuto risparmiarmi anche qualche litigio con una casa discografica..
Pur avendo iniziato a cantare molto presto, hai dovuto affrontare la gavetta che ti ha portato a godere parecchi successi professionali. A quale di questi sei più legato?
La gavetta naturalmente è importante. Ho avuto molti gruppi rock sin dall’adolescenza anzi devo dire, con orgoglio, cha a Lizzano, mio paese di nascita, siamo stati io e i miei amici a fondare il primo gruppo rock. Ogni brano è un figlio e ha una sua storia particolare, forse quello che mi rappresenta di più è “Giù le mani”.
Hai iniziato la tua carriera spedendo audiocassette alla RCA, ora è l’epoca dell’iTunes: che rapporto hai con le nuove tecnologie?
Certo è bestiale pensare di essere stati testimoni del passaggio dalle rudimentali cassette al dat (che già sembrava fantascienza) e dopo pochi anni ancora al Cd e chissà domani. Il rapporto con le nuove tecnologie è “problematico”; per le registrazioni in genere mi avvalgo di uno studio dove c’è qualcuno che conosce le macchine.
Quale deve essere la migliore qualità di un artista?
A mio avviso la tolleranza e la modestia, e forse non di un artista, ma di ogni persona. La tolleranza ti apre agli altri, ti dispone all’ascolto degli altri, a recuperare quello che c’è intorno ed è diverso da te. A ogni traguardo occorre ringraziare la fortuna, mai considerarsi i veri fautori di un eventuale successo, in quanto ogni punto di arrivo dipende da una sindrome sconosciuta di cause che non siamo noi a determinare e riconoscere. A ogni successo, dunque, occorrerebbe rispondere con tolleranza e modestia.
Il 17 Marzo al Troja (FG) presenterai il tuo spettacolo-musicale “Fora Savoia”, che ti vedrà protagonista assieme agli attori Cinzia Di Gioia, Giuseppe Totano e Michele Cristinziano, per la regia di Pino Marino. Un progetto messo insieme in nome della qualità?
Questa con Pino Marino “Fora Savoia” è la mia seconda esperienza teatrale. La prima è stata “Terroni”, ma già è in cantiere (debutteremo prossimamente) la terza “Come diventammo italiani” con Antonio Minelli (attore regista). In tutte e 3 le performances teatrali presento il mio nuovo CD “Quando saremo fratelli uniti”, scritto con Pino Aprile (costumi di Salvatore Argento, stilista identitario, Napoli e fotografie di Sergio Malfatti, Taranto).
Tante collaborazioni nella tua carriera… Quanto sono utili per un artista?
Naturalmente sono importantissime specialmente se si è affamati di conoscenza. Devo dire che nel mio caso, pur collaborando con molti, mi è capitato spesso di dare più agli altri che di ricevere. Dico questo non per immodestia ma perché ogni artista-amico ha trovato affascinanti in me canti, suoni, nenie che appartengono ad un passato particolare dei nostri luoghi.
Qual è il tuo sentimento quando un altro artista famoso canta un tuo lavoro?
Oltre alla grande gratificazione forse, contemporaneamente, si prova un piccolo dispiacere per non aver potuto interpretare il proprio brano personalmente, onestamente inversamente proporzionale alla grandezza dell’artista che lo interpreta.
Il 10 febbraio avresti dovuto presentare il tuo nuovo album “Quando saremo uniti” all’Osteria Quattroventi di Fragagnano (TA). Quando avremo il piacere di ascoltarti nuovamente dalle nostre parti?
Il concerto all’osteria “Quattro venti” si è poi tenuto il 17 Febbraio ed è stato un grande successo di pubblico tanto che prossimamente ci sarà la replica. Posso anticipare che il 30 Marzo sarò a Torremaggiore (FG) con lo spettacolo “Fora Savoia” (regia di Pino Marino) e nella seconda metà del mese ci saranno 3 date a Taranto con lo spettacolo teatrale “Come diventammo italiani”.