Mercoledì 11 novembre, a partire dalle ore 18.00, l’Associazione Culturale Cohiba ospita, presso la propria sede in Via Torino #11 a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, la presentazione de “Il Mostro di Rabbia & d’Amore”, silloge di poesie e aforismi di Vincent Cernia, all’anagrafe Vincenzo De Marco, edita da Letture Animate. Dialogherà con l’autore l’attore e scrittore Luigi Pignatelli, presidente dell’Associazione Culturale Hermes Academy Onlus – Arcigay Taranto, il quale darà lettura delle pagine più significative del libro.
Per l’occasione, l’artista ed educatrice Irene Morelli esporrà una opera pittorica ispirata alle tematiche sviluppate nella raccolta. Nel corso dell’incontro verrà, inoltre, proiettato un video fotografico creato da Gianfranco Curto, in cui la dicotomia tra le bellezze di Taranto e le brutture dello stabilimento siderurgico si fa forte e concreta.
In una nota stampa, gli organizzatori spiegano la genesi dell’incontro con De Marco: “Portiamo a Barcellona Pozzo di Gotto, in un territorio gravato dalle irresolubili contraddizioni di un polo industriale che dà agli abitanti la vita economica e la morte biologica, la testimonianza di una realtà analoga. L’Ilva di Taranto ha assunto notorietà nazionale a causa dei recenti scandali ambientali, ma quanto sappiamo di chi lavora in un mostro, appunto, e al contempo ne abita i dintorni? Qual è la condizione di chi vede e tocca le realtà industriali al sud? Incontriamo l’autore di un libro che ci riguarda. Tutti.”
Alla presentazione farà seguito una soirée all’insegna del wine pong, inedito format ideato dall’Associazione Cohiba, per festeggiare San Martino.
Grottagliese, Vincent Cernia, al secolo Vincenzo De Marco, noto come il Poeta Operaio, è autore di una poesia che egli stesso definisce non solo operaia, ma amore, poesia visionaria, rock, amicizia, pensieri contorti. Luigi Pignatelli così descrive l’opera edita Il Mostro di rabbia e d’amore: «Cantami, o Musa, l’ira funesta dell’eroe d’acciaio. Parafrasando Omero, così scrissi nell’incipit del mio primo libro, Pagine di diario, nel 2005. Dieci anni dopo, Vincent Cernia rievoca gli antichi fasti di Taras, nel prologo del suo diario di bordo, con una dichiarazione d’amore alla città e all’intera provincia, a cui il poeta sente di dovere fedeltà, devozione e protezione. L’arte è un parto, apertura che dona e si dona, lacerazione di mente e carne. Il poeta operaio, 38 anni di cui 15 in Ilva, nell’ade dell’altoforno 4, schiude il vaso di Pandora. Malgrado l’inquinamento ambientale e intellettuale, la speranza, nutrita dal calore degli affetti, resta, dentro e fuori la fabbrica, nella curva quotidiana del divenire, e si veste di poesia. Le pagine, segnate dal sudore dei colleghi-fratelli che sopravvivono e di quelli che non ci sono più, sanno di sangue, terra, fumo e cemento. La lotta di Vincenzo ha avuto inizio il giorno in cui l’operaio Darcante ha cessato di esistere, di resistere. Il momento del distacco (e come questo tanti altri) si cristallizza, il ricordo si fa monito, nell’altare della memoria su cui il vuoto di una mano profana non può e non deve spegnere il pieno del nostro esistere, resistere, coesistere.»
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