Nonostante i proclami del governatore Michele Emiliano, l’istituto musicale Paisiello di Taranto chiude. Grazie a una sciagurata scelta della Provincia, che ha deciso di andare avanti con la procedura di mobilità, contro i pareri di sindacati e del personale della scuola, dopo il 31 ottobre i docenti saranno messi in mobilità. I servizi di segreteria cesseranno già da settembre. Il direttore del Paisiello, Fico, parla di “volontà di chiudere”, contro ogni logica, una scuola di formazione con 90 anni di storia, con più di 500 studenti e 69 cattedre. Ancora una volta questa classe dirigente formata da Pd e Forza Italia dimostra la propria incompetenza. Tutto questo è inaudito, soprattutto in una città nella quale si fa un gran chiasso attorno alla parola cultura!
Anziché permettere la crescita della vitalità culturale della città attraverso la creazione di nuovi centri, non si riesce a garantire neppure la sopravvivenza delle strutture già esistenti e dalla gloriosa storia: dopo aver assistito alla lenta agonia del liceo artistico “Lisippo”, declassato a sede periferica del polo artistico jonico costituito nel 2012 e interessato da una singolare vicenda di cambi di sede, ora è l’Istituto musicale “Paisiello” a correre il pericolo di chiudere in un territorio che rischia il deserto culturale.
È di qualche giorno la notizia dello spostamento a Lecce dell’importante collezione del dottor Francesco Spada – che ha atteso per anni e invano una risposta dall’amministrazione comunale di Montemesola o dalle amministrazioni di Taranto circa un luogo dove poter esporre, gratuitamente, i propri tesori – che ha di fatto privato Taranto dell’irripetibile opportunità di avere un Museo dello strumento musicale che avrebbe costituito un polo culturale di rilievo e particolarmente attrattivo per studiosi e visitatori e che avrebbe dato ulteriore lustro alla storia musicale della città.
La Provincia deve tornare sui propri passi e fare di tutto per trovare una soluzione definitiva per il Paisiello. Il presidente della Regione, Emiliano, deve immediatamente attivare i canali del Governo, per ottenere in tempi strettissimi la statizzazione dell’Istituto, che potrà così essere salvato e diventare finalmente, a tutti gli effetti, un Conservatorio di Stato, come è giusto che sia. Se questa classe dirigente non è in grado di garantire la sopravvivenza ai luoghi della cultura – che sono poi anche luoghi di istruzione scolastica – si dimetta e si astenga dal riempirsi la bocca con parole come “cultura” di cui non conosce evidentemente il significato. E non ci si salverà certo la faccia con l’invio dei “gioielli di famiglia” all’EXPO di Milano, dimostrazione, anzi, di quanto la città sia estranea ai principali dibattiti che interessano il mondo della cultura in Italia e non solo.
Circolo “Peppino Impastato”, Taranto
Partito della Rifondazione Comunista
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