Luca Lazzàro, Presidente Confagricoltura Taranto.
Non bisogna mai dimenticarlo: gli olivicoltori salentini sono imprenditori agricoli, e con la loro attività d’impresa mantengono le loro famiglie e quelle di decine di migliaia di addetti, diretti e indiretti, del settore olivicolo pugliese.
L’impressione è che, soprattutto in questi giorni che sono iniziate le attività di espianto degli alberi malati, il clamore creato dalle iniziative di protesta di ambientalisti e agricoltori, abbia concentrato l’attenzione generale quasi esclusivamente sugli aspetti fitosanitari e sulle possibili soluzioni “sul campo” della pandemia di Xylella fastidiosa.
Quali olivicoltore, sono personalmente vicino al dramma umano di chi non può che percepire come una “mutilazione corporea” l’espianto di un ulivo secolare con cui, per intere generazioni, è cresciuta la propria famiglia, un rapporto talmente profondo da poter essere definito antropologico.
Quale dirigente di una organizzazione sindacale, devo altresì chiedere con forza che gli olivicoltori salentini siano adeguatamente sostenuti in questo particolare periodo in cui le capacità reddituali delle loro aziende sono state ridotte, in alcuni casi annullate, dalla pandemia di Xylella fastidiosa.
L’optimum sarebbe poter deliberare lo stato di calamità naturale, ma comunque va studiata la possibilità di concedere agli olivicoltori salentini, così duramente colpiti, sgravi fiscali, sull’IMU agricola per esempio, e previdenziali, nonché un rinvio immediato dei pagamenti dovuti per prestiti e mutui bancari. A questi olivicoltori, inoltre, dovrebbero essere concesse maggiori quantità di “gasolio agricolo” per consentire loro di poter realizzare, senza oneri aggiuntivi, le ulteriori lavorazioni necessarie sui fondi colpiti da Xylella.
Tali provvedimenti consentirebbero a questi imprenditori agricoli di non deteriorare i rapporti con gli istituti di credito o, nella peggiore delle ipotesi, di dover ricorrere a usurai, entrando così in una spirale perversa che porterebbe alla perdita della loro azienda.
La responsabilità fenomeno Xylella fastidiosa, peraltro, non può essere ascritta agli olivicoltori salentini, ma a chi, Unione Europea in primis, non ha saputo controllare le proprie frontiere per l’importazione di piante infette da paesi di cui si ignorava lo stato fitosanitario.
Pertanto questo problema va affrontato a Bruxelles, dove devono essere individuati strumenti risolutivi e di maggiore supporto, diversi dall’estirpazione indiscriminata nella fascia infetta; l’abbattimento degli olivi, peraltro, non è stata una scelta italiana, ma una decisione imposta da Bruxelles in linea con le procedure adottate contro la diffusione nella comunità di organismi nocivi.
Nel mentre non dobbiamo dimenticare che gli olivicoltori salentini sono già attivamente impegnati per contenere la diffusione del batterio: stanno mettendo in atto, infatti, pratiche agronomiche straordinarie per arginare il fenomeno, non a caso proprio ieri (giovedì 16 aprile) Confagricoltura ha organizzato “#buonepraticheday”, la giornata nella quale sono state anticipate le ordinarie pratiche di dissodamento e sfalcio finalizzate a limitare la diffusione del batterio e dell’insetto vettore.
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