di Serena Verga
Un Sanremo “normale”. Sì, è così che lo definirei. Con questo non voglio dire che sia stato brutto. Anzi. A condurlo c’era un gran signore, uno che ci sa fare con gli italiani, che con eleganza e professionalità sa mescolare il vecchio varietà agli aspetti più moderni dello show dei giorni nostri. Un presentatore che siamo abituati a vedere in prima serata, subito dopo il tg1, in programmi televisivi dove la musica è sempre stata la protagonista. Per questo dico “normale”. Perché normale è vedere Carlo Conti alla conduzione di grandi eventi tv che sono spesso diventati programmi dell’anno. Sicuramente ci sarà sempre qualcuno che avrà da criticare, ma la kermesse sanremese è e sarà sempre teatro dei più grandi dibattiti e poi – si sa – l’Italiano non sa fare altro che criticare (non dico sempre, ma spesso!) il proprio Paese. Ottima scelta per le co-conduttrici. Emma ha saputo affrontare quest’esperienza con grande umiltà, quasi come a dire “ma io cosa ci faccio qui?”, lasciando un po’ da parte la sua grinta e la sua “mascolinità” (lei stessa ci scherza su!), per tirar fuori la sua parte più dolce, da “principessa”, indossando abiti che non sempre l’hanno valorizzata, ma con acconciature sempre diverse e secondo me molto belle (soprattutto quelle delle serate di venerdì 13 e di sabato 14!). Arisa: la conosciamo tutti come la voce tra le più dolci d’Italia, che ha saputo e sa incantare con la sua musica, e in queste sere ha dimostrato grande ironia ed autoironia, una verve comica da far invidia persino ad alcuni del mestiere. I suoi abiti non sono stati sempre apprezzati e riguardo le acconciature, sinceramente, la preferisco con i capelli al naturale, magari spettinati (un po’ come alla finale!). Bocciata la lacca appiccica capelli. Ho apprezzato la scelta di Carlo Conti di puntare totalmente sulla semplicità. Perché anche Rocio, la terza co-conduttrice, il “glamour” di questo Sanremo (come ha sempre detto Carlo Conti), sa di ragazza alla mano, semplice, vera, trasparente. Bella con la coda alta ed anche con i capelli sciolti ondulati.
Spostiamoci ora sulla vera protagonista della kermesse: la Musica. Come accade ogni anno, il primo ascolto dei brani in gara è sempre il peggiore. A primo impatto ci sembrano musiche o scontate o vuote, ma basta il secondo ascolto per iniziare ad apprezzarle per melodia, testi ed arrangiamenti. A mio modestissimo parere, credo che Bianca Atzei non sia riuscita proprio a brillare in questo Sanremo: forse c’era troppa tensione? Sinceramente avrei fatto uscire lei al posto di Anna Tatangelo che, oltre ad aver portato eleganza in questo Sanremo, ha saputo padroneggiare magistralmente la scena con un brano positivo che ha un inciso che attira, e lo ha interpretato perfettamente dal punto di vista tecnico-vocale. Ho apprezzato tanto la nuova Irene Grandi, meno rock nel cantato (ma non nell’abbigliamento), ma più donna matura quale è: non ha puntato sui virtuosismi vocali, ma su un testo silenzioso, sussurrato, con una bella melodia. Meritato il quarto posto di Annalisa e la sua inconfondibile freschezza: la sua musica è sempre piacevole, la sua voce impeccabile anche dal punto di vista tecnico. Mi piace identificarla con una parola: raffinatezza. Felicissima di trovare sul podio Malika Ayane, meritatissimo il Premio della Critica “Mia Martini”: la sua musica così intima riesce sempre a catapultarci lontano dalla realtà. La sua timbrica inconfondibile ha lasciato il segno, come sempre. Una parola? Eterea. Da giorni si sentiva parlare positivamente di Nek e di Masini da giornalisti, sul web, ed infatti Nek ha conquistato il secondo posto, vincendo anche il Premio Miglior Arrangiamento e il Premio Sala Stampa, Radio, Tv, Web “Lucio Dalla”, mentre Marco Masini ha ottenuto un buon risultato piazzandosi al sesto posto, dopo Chiara. Una parola la dedicherei anche ad Alex Britti e alla sua immancabile chitarra: undicesimo posto? Cosa importa. Lui racconta storie in un modo magico, facendo vibrare le corde del suo strumento ed in questo Sanremo ha portato un brano dolce che riesce a catapultarti sul “tetto del mondo”, per sognare un po’.
C’è chi è rimasto volutamente fedele al proprio genere e chi si è allontanato molto dal suo passato musicale, portando novità. C’è chi ha emozionato, chi ha stonato, chi si è saputo divertire (come Chiara), chi è passata quasi inosservata (come Lara Fabian che ha portato un brano poco incisivo – forse non adatto a Sanremo? – senza dimostrare a pieno le sue abilità vocali indiscutibili).
Per quanto riguarda Sanremo giovani, sicuramente sentiremo ancora parlare di Amara (molto brava!). Dispiaciuta per l’uscita di Serena Brancale: grande classe ed eleganza, non solo nell’abbigliamento e nel modo di essere, ma anche nella musica, lasciando il segno con la sua voce calda, limpida e perfetta ed il suo jazz che le scorre nel Dna. Sinceramente avrei voluto che i premi della sezione giovani fossero stati più equamente distribuiti, invece di dare anche il Premio della Critica e il Premio Sala Stampa e Tv a Giovanni Caccamo, già vincitore della categoria.
Il primo posto in questa 65° edizione del Festival di Sanremo, nella sezione Big, è per i giovani ventenni componenti de “Il Volo”, ormai famosi da tempo oltre i confini dell’Italia, soprattutto in America. Il loro obiettivo era ritornare nel loro Paese e conquistarlo, e così è stato. Il loro “pop lirico” – se così si può definire – ha emozionato sin da subito il pubblico presente in sala che si è alzato per regalare loro una meritata standing ovation. Alcuni dicono che il loro brano è “vecchio”, datato, che non si confà con la loro giovane età. Sicuramente. Ma non bisogna negare che la loro esecuzione è stata perfetta, intensa. Comunque complimenti a tutti i partecipanti in gara e buona fortuna per la loro carriera.
E’ stato un Sanremo, a mio modestissimo parere, veramente piacevole, tranquillo, senza grosse polemiche. Grandissimi ascolti. Belle ospitate italiane ed internazionali, da Charlize Theron a Will Smith. Meraviglioso Ed Sheeran. Una sfilata di abiti da sogno, tutti made in Italy.
“Io non lo seguo, non mi interessa”, è una frase che sento ogni anno, puntualmente. Poi, chissà per quale strano motivo, il Festival di Sanremo resta sempre lo show tra i più seguiti. Milioni di telespettatori si fermano davanti allo schermo per gustarsi cinque serate di show. Si sa, siamo un popolo contradditorio. Paradossale. Non c’è nulla da fare. Ci piace scherzare.
Al prossimo appuntamento sanremese. E sempre buona musica!
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