Ex sito archeologico di Palese, i reperti rimossi e trasferiti in qualche deposito della Soprintendenza in attesa possano ritornare a “Riveder le stelle”, l’architetto Eugenio Lombardi rivolge una risposta in forma di lettera aperta al Dottor Luigi LA ROCCA, Soprintendente Regionale ai beni archeologici, in relazione ad una corrispondenza inviatagli dal funzionario, nella quale sono elencate dettagliatamente le intuizioni , le proposte, gli auspici a sguardo lungo, sorte in seno all ‘Associazione Ecomuseale da lui presieduta. La querelle del Sito Neolitico di Palese, sia pure nel doveroso rispetto delle competenze , degli interessi particolari e collettivi in gioco, non può non farci pensare quanto ogni “traslazione” di un reperto archeologico dal suo ambito naturale recida il legame ancestrale tra una comunità e la sua storia. ( Redazione)
Illustre Soprintendente
La ringrazio molto per la comunicazione che mi ha inviato e che mi consente di meglio chiarirLe la posizione mia e del gruppo che rappresento in merito alla vicenda del sito neolitico di Palese.
Fin dall’inizio di questa vicenda, la cui importanza non avevo inizialmente compreso appieno, abbiamo percepito di poter giocare una importante partita di strategie e di prospettive nel rapporto con un territorio di grandissima e nobile storia, ma degradato e ridotto a classica brutta periferia dalle dimenticanze, disattenzioni politico-istituzionali, incomprensioni delle valenze presenti e sempre poco conosciute ed elaborate. La ricchezza della Storia avrebbe potuto molto incidere già da alcuni decenni, ma, come Lei ben sottolinea, la fatica di darle valore anche economico era e resta uno degli errori più dolorosi nel nostro Paese.
L’impegno socioculturale ha disegnato la mia intera vita e difficilmente, per il peso che ho dato al rapporto tra ambienti di vita e popolazioni, potrei deviare direzione: ho sempre creduto molto nella comunità, molto meno negli individui. E dai contesti come quello di cui stiamo discutendo, emerge una forte personale convinzione del peso che si può e si deve dare ai processi culturali di comunità.
Ho piacere che abbia riconosciuto diritto e correttezza all’azione comunicativa prodotta. Relativamente alle dichiarazioni di distruzione di quanto emerso, esse sono basate sulle denunce giunte da diversi cittadini testimoni in tal senso dei movimenti di cantiere; ma anche su immagini prevenuteci e che possono essere confrontate con quelle scattate mesi addietro e che mostravano, in modo davvero sorprendente ed inequivocabile, ambienti di vita rimasti particolarmente integri per svariate migliaia di anni. Ma quand’anche nulla fosse stato portato via e “solo” rinterrato, cambia qualcosa visto che il destino è la sua scomparsa? Non sono certo esperto in materia, ma conoscenza professionale e sensibilità culturale produssero al tempo in me grande entusiasmo, ora, invece, altrettanto grande sconforto e tanta, tanta rabbia.
So bene che sulla costa di Palese, in località “la punta”, emersero importanti reperti tutti ancora da interpretare e meritori di approfondimento di indagine; ma so altrettanto bene che da lì partiva una gigantesca area abitata in epoca neolitica dalle dimensioni difficilmente rintracciabili nel resto d’Europa. In questi lunghi decenni la Soprintendenza si è certamente trovata in difficoltà e spesso isolata nel promuovere tutela e valorizzazione di quanto scopriva e posso tentare di immaginare lo sconforto che deve aver spesso preso operatori e funzionari. Ma è anche vero che abbiamo ora a disposizione ben altri strumenti, a partire da un’acquisita coscienza etica e identitaria, che possono e devono aiutarci a voltare pagina. Abbiamo dal 2004 il Codice Urbani dei Beni Culturali e del Paesaggio e per l’Italia dal 2006 la Convenzione Europea del Paesaggio, che riconosce dignità di paesaggi ai territori per come essi vengono percepiti dalle popolazioni; stranamente per noi, il 2006 è anche l’anno in cui il TAR, su richiesta dei proprietari del suolo in discussione, cancellò il vincolo indiretto posto a tutela dei conclamati valori storici, di fatto aprendo un’autostrada verso quanto sta ora accadendo. Perché, pur riconoscendo l’anomalia di quella decisione, non vi fu appello da parte della Soprintendenza? E perché ora tanta urgenza nel coprire quegli importanti scavi, pochi giorni dopo la nostra sollecitazione ad apporre un vincolo diretto, mentre cresceva l’ansia e l’attesa per la loro tutela?
Abbiamo un Piano Paesaggistico Territoriale Regionale, risultato di un lungo e travagliato impegno istituzionale, politico e progettuale al quale anche io, con l’innovativa visione promossa nell’Ecomuseo di valle d’Itria, detti impulso e contenuti; ed anch’esso basato sulla Convenzione Europea del Paesaggio. Abbiamo la progettazione in corso di unPiano Urbanistico Generale per la città di Bari in cui, finalmente, vengono inseriti elementi di tutela e valorizzazione dei sistemi storico-identitari presenti, a partire dagli ipogei, insediamenti rupestri, lame e, appunto, aree archeologiche. Abbiamo l’avvio della città metropolitana, basata su una forte visione di decentramento politico-amministrativo ma anche e fondamentalmente su un processo di vera sussidiarietà e che potrà offrire, nell’implementazione del patto città-campagna presente nel PPTR e nel riconoscimento dei valori materiali e immateriali del suo territorio, vere prospettive per un futuro possibile e migliore del presente. Ecco, questi sono i cardini dell’azione avviata mesi fa ed oggi culminata con una presa di coscienza, ormai non solo locale, della comunità, rimasta troppo a lungo priva di conoscenza e informazioni e con un’ondata di reazione sdegnata per quanto sta accadendo e, come da Lei preannunciato, accadrà.
Nei mesi scorsi ho chiesto, in nome e per conto dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, un confronto fra le parti coinvolte, proprietari inclusi, perché emergessero soluzioni alternative alla distruzione di una pagina di Storia non solo straordinaria, ma strategica per Palese e l’intero territorio. Lei pone grandi difficoltà, anche per le tante amare esperienze vissute, ad una ipotesi di esproprio, con trasferimento, in termini perequativi, dei crediti edilizi; pone difficoltà ad una ipotesi di mantenimento e manutenzione, che certamente sarà ardua ma non impossibile, di quanto sorprendentemente emerso sotto mezzo metro di terra; pone difficoltà anche all’idea del riconoscimento valoriale da parte della politica e del territorio: ma allora, dichiariamo fallimento socioculturale e abbandoniamo in massa questa terra?
Io invece dico, con la convinzione e la fiducia nei valori storico-identitari della terra che mi ha visto nascere (ma non degli uomini che l’hanno martoriata) e con la cocciutaggine che mi ha contraddistinto, reso famoso e consentito, pur sempre nel più assoluto e suicida volontariato, di segnare fortemente la storia culturale contemporanea a Bari e in Puglia:PROVIAMOCI! Il sito di Palese forse non sarà sufficiente a promuovere un parco archeologico; ma la masseria e le pertinenze presenti potrebbero essere perfette per la nascita di un museo metropolitano del Neolitico e laboratori didattici e scientifici. E diventare centro operativo per un “arcipelago archeologico metropolitano” che colleghi le aree storiche di Giovinazzo, Bitonto e Modugno – con Balsignano, lama Balice, lama Misciano -, Bisceglie, Terlizzi, Torre a mare, San Giorgio e altre piccole aree neolitiche incapaci di vivere di luce propria. Dalla nostra costa potrebbero partire ponti virtuali, ma di rigorosa ricerca scientifica e grande impatto culturale, verso l’altra sponda dell’Adriatico e la Grecia, da cui giunsero antiche popolazioni che abitarono e plasmarono i nostri paesaggi.
Mi lasci scappare un “I’ve got a dream”: esco dall’aeroporto internazionale (e in futuro intercontinentale) Karol Wojtila di Palese e davanti mi si para un gigantesco cartello :BENVENUTI NELLA TERRA DEL NEOLITICO, con pronti ad accogliermi bus navetta e giovani studiosi per offrire a me, turista ignaro di cotanta ricchezza, un viaggio indietro di 8.000 anni alla scoperta delle nostre radici. Le suona velleitario, impossibile, irresponsabile? Io Le rispondo: per la prima volta, forse, la Soprintendenza Archeologica Regionale di Puglia ha la possibilità , facendosi forte anche e specialmente delle convinzioni e della presa di coscienza della comunità e finalmente delle stesse Amministrazioni locali, di investire in una prospettiva di vita per l’intero territorio. Può cogliere la gigantesca occasione offerta dai finanziamenti europei destinati alla città metropolitana e che sosterranno solo progetti di sistema di ampio respiro e dalle ricadute certe. Ha a disposizione le prospettive offerte anche alla Puglia da Matera 2019. Può contribuire a fermare la suicida corsa al consumo del territorio, a causa del quale l’88% del territorio italiano è a rischio idrogeologico. E i proprietari di un suolo, sul quale progettisti dall’etica professionale tutta da valutare, vogliono sostituire 8.000 anni di storia con costruzioni destinate a non passare per niente alla storia, che per questi manufatti si risolverà in non più di 50 anni? Sta loro davvero bene, così facendo, cancellare prospettive culturali, paesaggistiche, economiche, turistiche non solo destinate a noi abitanti di oggi, ma ancor più a chi ci sta progressivamente sostituendo? Magari ritrovandosi con villini a lungo invenduti nella crisi economica che ci sta attanagliando? Non sarebbe più conveniente e sicuro anche per il loro investimento esaminare prospettive reddituali alternative?
Io, dott. La Rocca, Le propongo, pur nel mio piccolo, di contribuire ad un patto generazionale, trasferendo al futuro i valori del passato ed in nome e per conto anche del mio ancor giovane figlio che sto educando al rispetto per il prossimo e per le altrui storie. Le sto offrendo l’aiuto di tutti noi perché si possa, finalmente, voltar pagina. La prego, la nostra è una battaglia che non può e non deve vederci su fronti opposti, a partire da domani sera venerdì 13 febbraio, in un’assemblea pubblica che terremo alle 19 al Vittoria Parc Hotel di Palese e che non sarà di contestazione ma di proposta.
La presenza Sua e/o della dott.ssa Francesca Radina sarebbero per noi tutti un segnale di straordinaria importanza e condivisione.
Suo
Eugenio Lombardi
con il Consiglio Direttivo dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese
(Gianni Carrassi, Silvio Cellamare, Nicola De Toma, Antonio Gadaleta, Marilena Rodi, Gianni Vacca)