Di Eleonora Arnesano
A meno di un mese di distanza dalla designazione della città di Matera a Capitale Europea della Cultura 2019,( la cui proposta è risultata vincente su quelle altrettanto degne di Lecce, Ravenna , Siena, Perugia e Cagliari), e alla luce di alcuni eventi che hanno visto protagonisti cittadini e associazioni impegnate nella salvaguardia e valorizzazione dei giacimenti culturali di cui dispone il capoluogo pugliese, parafrasando il mitico giornalista televisivo Rai Antonio Lubrano, ” una domanda sorge spontanea”: ma Bari avrebbe potuto almeno avere la possibilità di concorrere ad una selezione che premiasse la migliore alchimia tra governance di un territorio e “presidi” capaci di far rifiorire cultura, creatività ed economie ad essa complementari per lasciare retaggi di cui il territorio nostrano avrebbe potuto continuare a godere? Con rammarico dobbiamo rispondere negativamente. Infatti, ultimi sessant’anni di gestione della nostra coeva classe dirigente, ci hanno fatto assistere ad un sistematico depauperamento del territorio sotto l’aspetto ambientale e culturale, con azioni più atte a generare felici tornaconti privatistici, sacrificando sull’altare del falso mito del progresso larghe parti di territorio e del suo prezioso contenuto, lungimiranza e bene comune completamente inesistenti.
È appena il caso di ricordare , in successione, nel Capoluogo barese, la pressoché totale distruzione del Borgo Murattiano e dei suoi rigogliosi giardini interni, così come era stato concepito due secoli orsono da Gioacchino Napoleone Murat, il lassaiz faire nell’area portuale barese con la costruzione di orribili edifici a pochi metri da vestigia medievali, la consunzione di ipogei delle ormai superstiti campagne della periferia barese, non ultima la meravigliosa sorpresa dell’appoggio delle fondamenta di tutto ciò che improvvidamente è stato costruito nel corso degli anni , su “giacimenti” di insediamenti risalenti ad epoca neolitica, disseminati in quella zona che oggi definiamo col nome di Area Metropolitana di Bari (e pensiamo ai ritrovamenti di Modugno, Bitonto, Lama Balice, e per tutta la fascia costiera che corre da Giovinazzo a Monopoli).
In questi giorni i riflettori sono ritornati sull’area privata di circa un ettaro sita in via Vittorio Veneto a Palese, nella quale sostate state rinvenute testimonianze di insediamenti risalenti al VI – V secolo avanti Cristo,(si tratta di murature, pavimentazioni, vasellame e finanche 7 sepolture) e la discussione sorge su come contemperare gli interessi dei legittimi proprietari che chiedono la lottizzazione dell’area, l’interesse collettivo che riguarda l’importanza del rinvenimento archeologico, con l’Istituzione Sovrintendenza archeologica della Puglia orientata comunque a far rimuovere i vincoli temporanei sull’area per permetterne l’edificazione, fatta salva la traslazione in altra sede di quanto emerso. L’incontro di informazione civica organizzato dall’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, svoltosi martedì sera nella sala conferenze della Parrocchia di San Michele, alla presenza di numerose persone ha tentato di individuare possibili soluzioni. Alla relazione svolta dal Presidente dell’Associazione Architetto Eugenio Lombardi, sono seguiti interventi qualificati e appassionati dei presenti interessati a far si che le potenzialità delle risorse emerse possano generare percorsi strategici per salvaguardare a tutti i costi un valore storico territoriale, promuovendo Palese, all ’interno della programmazione di una rete metropolitana di parchi e di percorsi storico-culturali, quale centro o di coordinamento di quello che è stato definito proprio nel corso dell’incontro, “Arcipelago Archeologico” della Metropoli di Bari. In conclusione, nell’incontro è stata concordata una linea d’azione che preveda:
La preparazione in tempi rapidi di un convegno scientifico partecipato dalla Sovrintendenza archeologica di Puglia con altri ricercatori e studiosi; richiesta da parte dell’Associazione di un nuovo vincolo diretto sul ’insediamento neolitico scoperto; richiesta di promozione di un tavolo di confronto tra le Istituzioni e i soggetti privati coinvolti, affinché si esaminino possibili soluzioni in luogo della cancellazione di un straordinaria pagina di storia antica . Ad alcuno sfuggono i ritorni in termini culturali ed economici che , se virtuosamente intrapresa, questa strategia possa generare, non c’è tempo da perdere, occorre prepararsi ad intercettare il flusso turistico culturale di Matera 2019….