Di Enzo Carrozzini
“Sempre caro mi fu questo maniero, e… questa siepe me lo rende forestiero”…
Viene spontaneo parafrasare “l’Infinito ” del grande recanatese Giacomo Leopardi per narrare della spinosa questione riguardante la costruzione di un edificio a tre piani, destinato ad accogliere uffici del Provveditorato alle opere pubbliche nell’area demaniale del porto di Bari. Tutto bene se l’edificio non insistesse in un area sottoposta a vincolo risalente al 1930, mediante il quale si circoscriveva e tutelava luoghi in cui da mille anni si staglia l’architettura testimoniante le vestigia normanno sveve del capoluogo pugliese. Associazioni culturali locali, esperti e semplici cittadini hanno scoperchiato gli altarini contestando la realizzazione dell’opera, contribuendo a far venire alla luce quel vincolo che sembrava essere caduto nell’oblio, (tanto è vero che nel corso degli anni le edificazioni sono proseguite), anche a chi, per specifica competenza, avrebbe dovuto conoscerlo, presentando un esposto alla magistratura alfine di individuare eventuali reati commessi in azione e/o omissione in ordine all’Iter di approvazione dei lavori.
Intanto la Sovrintendenza ai beni culturali ha dato parere favorevole alla realizzazione dell’edificio, dichiarando l’opera conforme al vincolo anche alla luce delle modificazioni sostanziali cui l’area è stata sottoposta nel corso degli anni, suggerendo l’ utilizzo di vegetazione simile a quella esistente (pitosforo) per la riduzione dell’impatto “visivo”. Ed è l’atto che ha posto fine al fair play istituzionale con l’Amministrazione Comunale del Sindaco Antonio Decaro che nel corso della conferenza stampa di Martedì 19 Agosto ha definito quel parere ” un atto di arroganza da parte degli organi periferici dello Stato” dichiarando che il Comune ricorrerà ad ogni azione legale per opporsi alla costruzione, glissando le sollecitazioni sullo svelamento della strategia che l’Amministrazione intende adottare.
Carla Tedesco, assessore all’Urbanistica, ha manifestato stupore per la risposta della Sovrintendenza definendola “paradossale“, poiché non si può ricorrere, come ha fatto quest’ultima, all’artificio di elencare le opere edificate in presenza di quel vincolo, per giustificare e perpetuarne le modalità . “Se fosse così- ha proseguito- non si potrebbero rigenerare luoghi degradati” contestandone, in definitiva, l’attività del “mettere la polvere sotto il tappeto”.
Il Sindaco Decaro in inizio conferenza aveva sottolineato la diligenza della sovrintendenza nel controllo delle opere di restyling in alcune piazze (Madonnella) e vie cittadine(Argiro, Sparano), imponendo variazioni e anche sospensioni di lavori, un azione da due pesi due misure che non poteva essere più accettata, se in conclusione ha ribadito il suo appoggio al Presidente del Consiglio Renzi, dichiaratosi favorevole all’abolizione delle Sovrintendenze.
Intanto nelle more delle indagini, i lavori dopo le ferie estive riprenderanno, si affilano le armi per una nuova battaglia ideale, il mare e castello devono essere visibili per chi è fuori dal porto e chi vi approda.Le associazioni, nel pomeriggio, si riuniranno per studiare altre iniziative. Parco Castello di Bari, il paradigma delle condizioni in cui versa il patrimonio artistico del Bel Paese.