di Enzo Carrozzini
L’ultimo naufragio nelle acque che separano Lampedusa dalla madre Africa, ci da l’ennesima conferma che l’immigrazione “per fame” non sarà mai fermata da barriere legislative o materiali e la lotta per la sopravvivenza che milioni di disperati intraprendono, abbandonando realtà miserrime dei propri paesi d’origine, potrà risolversi soltanto se tutto il continente Europeo si farà carico del problema degli esodi per disperazione. Il nostro Paese si trova a fronteggiare, pressoché solo, queste immani tragedie, che non si risolveranno soltanto con i finanziamenti europei di un tanto di euro ad immigrato per finanziare l’accoglienza temporanea. Il Mare Monstrum (così è diventato il Mediterraneo, a seguito dei continui naufragi con l’elevatissimo costo di vite umane) è teatro di immani tragedie sopra e sotto la sua superficie. Non si dimenticheranno facilmente quelle immagini di corpi di persone annegate legate in un eterno abbraccio, quasi a volersi rendere più lieve il tragico assunto del “si nasce soli e si muore soli”…
Ernesto Bassignano, cantautore finissimo ,colonna della scuola romana della canzone d’autore, aveva già affrontato la disperazione dei popoli migranti nel brano “Aldilà del Mare”, dedicandolo sopratutto a chi non aveva raggiunto la terra ferma… Lo abbiamo contattato nel mentre è in partenza per Genova, dove presenterà al Festival della Musica il suo ultimo lavoro “Vita che torni”, per registrare un suo pensiero.
Bassignano, l’attualità di disperazione dell’ultimo naufragio nel Mediterraneo, ci porta a ragionare su che cosa muova un autore ad immedesimarsi nelle tragedie del Mondo, come fece lei in occasione del Naufragio della Nave Albanese Kater I Rades, il 28 Marzo 1997 nel canale d’Otranto.
Non esiste uomo che si riconosca nei valori di solidarietà compassione che non partecipi emotivamente a eventi come questi. Dobbiamo constatare, purtroppo, che negli ultimi ventitré anni, da quando ci misurammo con l’esodo del popolo albanese, si è fatto ben poco a livello sovranazionale, e ci stiamo abituando a considerare le perdite di vite umane soltanto come numero( un momento in cui registriamo l’aumento dell’800% dei disperati approdati nel nostro Paese).
L’artista suscita visioni, emozioni, e riflessioni, che insegnamento possiamo trarre?
In attesa che l’occidente comprenda l’entità della tragedia non resta che sperare nella sensibilità di un sempre più grande numero di artisti di ogni musa che sappiano commuovere cuori sempre più induriti…
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