di Ester Lucchese
Non so niente di te è un romanzo che la scrittrice torinese, Paola Mastrocola, ha costruito intorno a due personaggi, Fil e Jeremy. Esso è una storia moderna di amicizia fra due giovani economisti, alle prese con le vicissitidini della vita che li spingono a compiere scelte differenti, sebbene uniti dalla stessa passione disciplinare. Il titolo dell’opera prende spunto da una parte dialogica in cui Jeremy dichiara alla zia di Fil, divenuto irraggiungibile,che a dispetto dei sentimenti profondi che abbiano potuto legarlo a Fil, in realtà lui non sa niente dell’amico. Tutti invece sanno che Jeremy è un ricercatore universitario di una delle più prestigiose università d’ America, ma di Fil cosa si sa realmente? Fil è creduto da tutti nel Tempio Universitario di Stanford, in realtà la sua vita ha preso un’altra direzione. Sbarazzatosi dell’abitudine, ad eccezione di quella di scrivere “ciò che gli capita di fare e di pensare”, è come se compisse”la sua rivoluzione personale contro il sistema capitalistico borghese, contro laurea, lavoro, soldi, carriera e famiglia. Fil infatti preferisce allevare pecore che lo seguono ordinatamente. Lo studio tuttavia per lui non costituisce un ostacolo anzi è sempre presente, perché nei libri egli riusciva a scorgere la “mirabile costruzione del pensiero umano” in quanto essi rappresentano il tempo che passa, somigliante ad un oceano, posto davanti nella sua immensità che “scappa da ogni parte senza mai essere contenuto in uno sguardo”. I due economisti riescono tuttavia a realizzare un perfetto sodalizio intellettuale, grazie alla scoperta dell’algoritmo in grado di favorire” la ripresa della crescita negli Stati Occidentali, fortemente provata dalla crisi dei mercati”. Durante la conferenza al Balliol College, l’idea originale dei due scopritori è apprezzata dalla gente che, commossa, diventa noncurante dell’insolito spettacolo che vede Fil entrare in quel luogo con al seguito un gregge di pecore. La gente è attratta dalla generosità e dalla competenza dei due amici.
La tecnica narrativa della prolessi, utilizzata dalla scrittrice torinese, consiste nell’anticipare, nel corso della narrazione, avvenimenti che si svolgeranno successivamente. La scrittura del romanzo appare, a volte, riflessiva, ma soprattutto narrativa e descrittiva anche se, talvolta, è modulata da una sottile ironia quella che “ci ricorda che esiste una zona d’ombra, nella vita delle persone che amiamo, che spesso è la più autentica, quella in cui dovremmo avere il coraggio di entrare se volessimo sapere sul serio qualcosa di loro”.
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