Di Enzo Carrozzini
Geri Ballo è una 34enne italo albanese giunta in Italia a metà degli anni 90, all’indomani dell’esodo che vide la Puglia approdo di migliaia di suoi connazionali. Geri si stabilisce a Cuneo e si laura in Relazioni Internazionali all’Università di Torino. Oggi è Candidata per il Partito Democratico al Parlamento Europeo per la Circoscrizione Sud con le elezioni del prossimo 26 Maggio. La riprova che il dialogo interculturale, se ben condotto, apporta soltanto accrescimento e benefici è rappresentato dalla candidatura di questa giovane donna, la quale sin dall’adolescenza, infatti si ricongiunge con la mamma lavoratrice in Italia all’età di 11 anni, decide di impegnarsi nel campo sociale, diventando operatrice culturale tra italiani e albanesi seguendo la sua passione per la cultura Arbëresh, erede delle comunità di migranti albanesi che si insediarono circa sei secoli fa nel Sud Italia a seguito delle guerre di conquista degli Ottomani.
Incontriamo Geri Ballo a margine di un incontro in cui espone i motivi della sua candidatura le abbiamo rivolto qualche domanda:
Ciao Geri, parlaci di te. Puoi descriverci qual è stata la motivazione che ti ha spinto a impegnarti nel campo della interculturalità dei popoli e come ha influito l’esperienza di piccola immigrata in Italia?
Credo che sia inutile dire che non ci piace chi ci rappresenta e allo stesso tempo restare a guardare. Dopo aver lavorato per anni per creare ponti tra le culture, prima nell’associazionismo e poi come console all’ambasciata dell’Albania in Italia, mi sono ritrovata a chiedermi che cosa, in questo periodo di oscurantismo, io potrei fare per contribuire alle mie due patrie, l’Italia e l’Albania. E mi sono detta che è proprio quando la proposta politica non ci soddisfa che abbiamo la possibilità di esporci in prima persona. Poi, accadde un fatto, ed apro qui una piccola nota biografica: poco più di un anno fa, dopo le elezioni politiche, un amico giornalista mi disse: “Il Pd è morto”.. A volte sono le piccole cose a spingere verso le grandi decisioni: in quel momento esatto, mi sono resa conto chiaramente che proprio perché il momento è difficile dovevo mettermi in gioco in prima persona per contrastare la deriva nazionalista. Mio nonno era un partigiano ed è normale che in un momento tanto oscuro per l’Italia io senta l’esigenza di fare qualcosa per la mia seconda patria. Se tutte le persone lodevoli e meritevoli che io conosco, che si tengono alla larga dalla politica, dessero invece un contributo, tutte insieme, nello stesso momento, sono certa che la situazione cambierebbe moltissimo“
Sui social sei stata fatta pesantemente oggetto di offese e volgarità per la tua opposizione alle politiche leghiste. Come contrastare questa onda di razzismo e intolleranza di ritorno che dal social network sta contaminando la vita reale nella società?
I social network riflettono il clima di tensione e di intolleranza alimentato in Italia dalle politiche dell’attuale governo. Sono una piazza virtuale dove tutto può accadere e dove si scatenano le frustrazioni e la rabbia delle persone. Lo vediamo chiaramente come il fenomeno stia riguardando in modo trasversale tutte le fasce di età. Che io sia stata oggetto di attacchi è grave ma mi preoccupa di più la violenza che viene riversata sui minori attraverso i social. E’ evidente come i progetti contro il cyberbullismo si stiano moltiplicando in Italia in risposta alla gravità di quel che sta accadendo. Per limitare la violenza sui social è necessario prima limitarla nel mondo reale, di cui i social sono uno specchio. Come farlo? Usando un linguaggio che sia l’opposto di quello della Lega e dimostrando con il proprio comportamento che è possibile dialogare senza urlare e senza offendersi anche se si è su posizioni diverse e si hanno idee diverse.
L’Unione Europea non è ancora compiuta a causa degli egoismi degli Stai membri, oggi con la sferzante ondata dei partiti sovranisti subisce maggiori duri colpi. Come fare per contrastare questa pericolosa tendenza alla disgregazione?
Dobbiamo rianimare lo spirito con cui è nata l’Unione Europea che, è a mio avviso, il più grande progetto politico di tutti i tempi. Il clima di nazionalismo e di populismo animato dal Governo attuale sta facendo perdere di vista a molti l’idea dei padri fondatori in esilio a Ventotene. E’da lì che dobbiamo ripartire: l’Europa siamo noi, ognuno di noi. Non è una costruzione burocratica, è la nostra stessa identità e su questa si gioca il futuro dei singoli Stati.
Quali sono le proposte principali del tuo programma che vorresti realizzare in caso di elezione?
In concreto, io punto ad aiutare i giovani ed i Comuni. Voglio recuperare per i giovani i fondi strutturali che il Mezzogiorno non riesce a spendere. In che modo? Attivando a Bruxelles un Nucleo operativo per lo sviluppo e la formazione: un filo diretto tra i cittadini e l’Europa, evitando cosi lungaggini burocratiche e complicazioni in cui spesso si arenano anche le migliori idee. Credo in un Sud che riparta dai piccoli borghi, in un Sud che vuole reagire allo spopolamento partendo proprio dalle sue energie migliori, quelle che sono rimaste e quelle che sono andate fuori. I Comuni sono senza dubbio la chiave dello sviluppo. Purtroppo spesso sono impossibilitati a cogliere le grandi opportunità offerte dall’Europa: tra errori di programmazione, mancanza di personale dedito alla progettazione e gestione dei programmi europei e l’impossibilità di spesa per collaborazioni con società specializzate nella progettazione europea. Intercettare i fondi e saperli utilizzare darà slancio al sud. Mi impegno affinché la progettazione europea arrivi in modo capillare in ogni piccolo borgo. Gli enti locali sono la chiave dello sviluppo. Purtroppo, tra errori di programmazione e mancanza di personale dedito ai bandi europei, i Comuni spesso sono impossibilitati a cogliere le grandi opportunità offerte dall’Europa. Ed è su questo che bisogna lavorare, insieme.
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