Di Enzo Carrozzini
I lavoratori della Gazzetta del Mezzogiorno da 3 Marzo iniziano uno sciopero ad oltranza a seguito delle mancate risposte, da parte degli amministratori giudiziari della testata, sulla soluzione dei mancati pagamenti degli stipendi e dei contributi previdenziali e sul futuro della stessa testata.
Una situazione che si protrae dal Settembre scorso, quando il Tribunale di Catania ha disposto il sequestro delle quote societarie dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo.
Da allora i lavoratori hanno continuato a prestare la loro opera senza alcun compenso permettendo la pubblicazione e la diffusione della Gazzetta a livello locale quanto nazionale. Da oggi i lavoratori gettano la spugna non potendo più sopportare una situazione che lede la loro dignità di uomini, in una particolare situazione in cui è lo stesso Stato, per il tramite della Magistratura, ad essersi sostituito nella gestione della testata per le vicende giudiziarie in cui è incorso l’editore.
La Gazzetta del Mezzogiorno per noi micro “giornale di prossimità” è stata preziosa fonte di informazione, di arricchimento culturale, di approfondimento, di esempio e modello quando volevamo imparare la tecnica della presentazione della notizia, insomma un tutore inconsapevole da noi adoperato con il medesimo affetto con cui trattiamo un libro cui siamo particolarmente legati.
Conosciamo bene, da piccola testata quale siamo, tutte le difficoltà cui va incontro una realtà editoriale in periodi di scarsa raccolta pubblicitaria e tutto quel che ne consegue, avendole vissute in prima persona, per questo siamo vicini ai lavoratori della Gazzetta,
tutti, tecnici e giornalisti, consapevoli che la Puglia non può fare a meno in ragione degli oltre 130 anni di storia del giornale, e contano maggiormente, se permettete, le vite dei lavoratori e delle loro famiglie. Attendiamo risposte anche a livello nazionale laddove il governo del cambiamento brilla per la sua assenza. Un giornale in meno in edicola è una mazzata in più alla democrazia.