Oggi 20 Giugno è la 67^ giornata mondiale del rifugiato, una celebrazione voluta dall’Assemblea Generale dell’ONU indetta nel 1951, (lo stesso giorno in cui fu varato lo Statuto dei Rifugiati altrimenti denominato Convenzione di Ginevra), alfine di sensibilizzare la società su condizioni che affliggono milioni di persone nel mondo che rifuggono la propria terra per persecuzioni o guerre, si celebra sotto i nuvoloni neri dell’intolleranza, dell’egoismo e dell’insensibilità, di cui anche molti nostri connazionali sembrano essere preda. Un cupio dissolvi delle coscienze, edulcorato da logiche umanitarie sparate a salve di vuoti slogan come “prima i nostri poveri”, “aiutiamoli a casa loro”, definendo “crociere” viaggi della disperazione, o alberghi “5stelle” i centri di identificazione. Nella vulgata auto assolutoria di tantissimi connazionali, è facile altresì imbattersi nella distinzione tra cosiddetti migranti tra “economici” e “richiedenti asilo”, due facce della stessa medaglia di disperati in fuga dai propri paesi, perché se esistono guerre con strumenti di distruzione fisica, ci sono anche quelle subdole dell’economia e dello sfruttamento. Dal nostro canto, non avendo in mano altri strumenti se non quelli della sensibilizzazione tramite l’informazione, tentiamo di dare il nostro contributo, così come lo fa l’amico Carmelo Colelli, persona sensibile e generosa, che ha voluto inviarci una lirica e una elaborazione fotografica dedicata all’argomento. Un dono prezioso con la speranza possa aprire i cuori a una nuova declinazione della parola umanità, troppo calpestata in questi ultimi tempi….
(Enzo Carrozzini)
Il piccolo immigrato
Era di notte e la barca partì,
notte senza luna e senza stelle,
cielo nero,
mare nero, più del cielo,
calmo prima, poi la tempesta.
Ondealte, sempre più alte,
mare sempre più nero,
barcacarica di disperati
sbattuta di qua e di là.
Lotta impari nel buio della notte.
Sommessi lamenti,
occhi spalancati,
dolore epaura,
terrore e speranza.
Il mare vinse la lotta, rovesciò la barca.
Uomini, donne e bambini,
dispersi come fiori sull’acqua.
Urla squarciarono il silenzio.
Mia madre piangeva.
Il mare si calmò,
la luce del nuovo giorno
rischiarò la notte.
Molti i fiori risucchiati dal mare.
Mia madre piangeva,
Sentivo il suo dolore.
Un angelo vestito di verde,
con un bimbo tra le mani
le si avvicinò
i suoi occhi si spalancarono
mi guardò per la prima volta,
mi tenne stretto al petto.
Sentii il suo dolore
Sentii la sua gioia.
Aveva lasciato la sua terra,
la sua gente,
scappava dalla guerra,
ricercava pace e libertà.
Piansi, piansi forte,
volevo gridare:
Fermate la guerra.
Carmelo Colelli