di Enzo Carrozzini
Il 27 Gennaio 1945 segna una data storica del destino dell’umanità destinata a restare nella memoria come rappresentativa della spietatezza dell’essere umano . Quel giorno le truppe dell’Armata Sovietica varcarono i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz svelando al mondo le nefandezze della Germania nazional socialista di Adolf Hitler. Quel campo definito, in anni successivi, “la fabbrica della morte”, fu posto alla base di progetto complessivo per la realizzazione della cosiddetta soluzione finale della questione ebraica, in una parola lo sterminio di quel popolo. In quei campi furono soggetti a violenze inenarrabili gasati e “fatti passare per il camino” circa sei milioni di ebrei, ma anche oppositori del regime,minoranze rom, disabili ed omosessuali. La necessità insopprimibile di conservare la memoria del sonno della regione che generò la Shoah in quello specifico segmento di secolo breve, anche nel nostro paese ha spinto i pochissimi sopravvissuti a narrare le atrocità viste e vissute, come lo scrittore Primo Levi, che con la suo opera memorialista “se questo è un uomo” rievocò , come reporter in presa diretta, le tragiche esperienze vissute ad Auschwitz.
“Considerate se questa è una donna senza capelli e senza nome, senza più forza di ricordare, vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno”.
(Da Se questo è un uomo Primo Levi)
Muovendosi, tra gli altri, nel solco dall’omonima poesia di Levi, Margareth Locorotondo, autrice del lavoro teatrale de “Il Campo”, si pone la domanda “Che cosa è la memoria dei campi di concentramento nazisti nel contesto nel quale viviamo oggi…? Mi sono chiesta infinite volte come si possa trasferire la memoria, il dolore, le brutture, la disumanizzazione, la tortura senza che un momento dell’anno si riduca a un semplice “momento dell’anno”. Così per dare forza forma e contenuto alla conservazione della memoria, trascorsi oltre 70 anni dai fatti e il venir meno, purtroppo, per ovvi motivi anagrafici, dei testimoni di quegli eventi, l’autrice ricorre ad una categoria di spettacolo in gran voga di questi tempi, la formula del reality show applicata alla barbarie, “un programma televisivo- per usare le sue parole – che ripropone, in diretta, le brutture di un campo di concentramento nazista. Le vicissitudini si susseguono investendo varie sfere della vita dei prigionieri, persone strappate alle loro quotidiana normalità per essere catapultate in un luogo creato appositamente per mostrare a tutti gli spettatori le debolezze, le emozioni, le sofferenze……il decadimento dell’uomo della sua presunta umanità”. In definitiva una storia attualizzata: un campo di concentramento con telecamere in stile grande fratello. La spettacolarizzazione del male. La ricerca dell’audience fino al colpo finale. La vicenda di una donna rastrellata per strada e scaraventata in un una realtà disumana con gli occhi degli spettatori a spiare la precipitosa discesa di un’anima sul crinale scosceso dei valori umani, da cui si può risalire , ricorda l’autrice , soltanto aggrappandosi al valore delle parola “amore” e “dignità”. L’attrice barese Floriana Uva , lunghissimo e onorato curriculum, non nuova a performance di alto contenuto morale e drammatico, darà vita al reading scenico de “Il Campo” a Milano in ben quattro appuntamenti nel corso dei giorni 17 18 e 19 Marzo
* SABATO 17 MARZO 2018 ORE 20,30 *
BIBLIOTECA SOCIALE “SPIAZZA” * Via Rasario 10/c Figino * Milano
* DOMENICA 18 MARZO 2018 ORE 15,30 *
BIBLIOTECA REMBRANDT 12 * Via Rembrandt 12 * Milano
Prenotazione Obbligatoria Tel. 339 7963753
* DOMENICA 18 MARZO 2018 ORE 21,00 *
SALA GRANDE * CGIL Milano Segesta
Via Albertinelli 14/1 – angolo P.le Segesta * Milano
* LUNEDI’ 19 MARZO 2018 ORE 21,00 *
TEATRO BLU
www.teatroblu.org
Parrocchia S. Angela Merici * Via Cagliero 26 * Milano