di Enzo Carrozzini
L’amico Carmelo Colelli ci fa omaggio di una delle sue composizioni grafiche la cui potenza espressiva, come sempre, sortisce effetti decuplicati rispetto a quello che possano esprimere le parole che, il più delle volte, rappresentano meri esercizi di facciata con i quali si è adusi a celebrare le ricorrenze più tragiche dell’umanità.
Oggi celebriamo il 73° anniversario della giornata in cui le truppe dell’armata rossa sovietica, era il 27 Gennaio 1945), entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia, svelando al mondo le atrocità dei crimini nazisti verso gli ebrei, le minoranze rom, gli omossessuali. Una avanzata che grazie al concorso delle potenze occidentali, idealmente, sradicava fili spinati e faceva tabula rasa dell’ideologia nazista più retriva, donando al nostro continente un lungo periodo di pace e relativa concordanza, sebbene le vicende storiche ci abbiano narrato che spore di quella mefitica ameba che risponde alle al nome di ideologia nazi fascista, nel tempo abbia covato sotto la cenere, e man mano sia ricomparsa come rigurgito, e oggi in un periodo in cui i nazionalismi e intolleranze razziali imperversano nei paesi di mezza Europa, fanno ingresso a tamburo battente anche nei discorsi di presunti statisti nostrani, dando la stura a manifestazioni di violenza e intolleranza di cui raccontano le cronache odierne.
Ha ragione Carmelo Colelli, molti fini spinati non sono stati ancora tagliati, anzi si sono rinforzati, fondendoli con una nuova lega metallica alimentata dalla disumanità, dall’odio, dall’intolleranza razziale, che vorrebbe paludarsi di dignità politica vellicando gli istinti più truci delle persone facili da irretire. I fili spinati in costruzione nella mitteleruopa, le recenti vicende austriache, in cui le confraternite giovanili studentesche che annoverano nei loro inni celebrazioni dell’Olocausto ebraico auspicando di accrescere il contenuto dai 6 milioni di vittime accertate a sette, sono più di un segnale che le paratie antinaziste siano crollate. Per questo celebriamo più forte questa giornata. La giornata della memoria è il monito che tragedie del genere possano ancora ripetersi, come ebbe a dire il grande scrittore Primo Levi, sfuggito all’orrore del campo di concentramento ma non alle sofferenze postume subite.La giornata della memoria non è la classica ricorrenza in cui tutti partecipano, parlano, o danno segno della loro presenza sui social anche per seguire tendenza. L’antirazzismo e la lotta contro tutti i fascismi sia una religione, come preghiera da declinare quotidianamente e diffondere nella società.