Di Enzo Carrozzini
“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità….” (Lucio Dalla)
Pubblichiamo quello che probabilmente sarà l’ultimo editoriale del nostro giornale col pensiero allo splendido brano con cui il grande Lucio Dalla celebrava l’arrivo delle feste natalizie ed il cambio di anno, dedicato alle aspettative di un futuro migliore, per realizzare che la vita reale, tra delusioni, ristrettezze economiche, guai vari che non fanno mancare il loro supporto, è ancora basata sulla speranza coltivata da ogni essere umano per continuare a sopravvivere. Parliamo di persone normali cui non manca il necessario fisiologico, ma oggi stiamo realizzando, segnatamente nel nostro Paese, l’altissimo numero di persone precipitate sotto la fascia di povertà per cui il dilemma non è campicchiare ma davvero sopravvivere. In Italia la coperta sociale è sempre più corta,sono emblematiche le evoluzioni contabili fatte dalle amministrazioni centrali quanto periferiche dello stato, come gli enti locali, per mettere a bilancio risorse alfine di mitigare le privazioni cui i cittadini indigenti sono soggetti. Il pensiero non va soltanto ai concittadini italiani, ma alla larga parte di popolazioni del sud del mondo che ancora oggi soffrono la fame. Il sito del World Food Program all’indirizzo www1.wfp.org, ci da uno spaccato terrificante sule condizioni delle popolazioni afflitte fame endemica e carestia, quello che è uno spaccato di informazioni rilevate dal sito:
1) 95 milioni di persone nel mondo non hanno abbastanza da mangiare. Questo numero è diminuito di 216 milioni dal 1990 ed equivale a circa 1/9 della popolazione mondiale.
2) La stragrande maggioranza delle persone che soffrono la fame vive nei Paesi in via di sviluppo, dove il 12,9% della popolazione soffre di denutrizione.
3) L’Asia è il continente che ha la più alta percentuale di persone che soffrono la fame nel mondo – due terzi della popolazione totale. Negli ultimi anni, in Asia meridionale la percentuale si è ridotta, ma nell’Asia occidentale essa è lievemente aumentata.
4) L’Africa Sub-sahariana è la regione con la più alta incidenza (percentuale della popolazione) della fame. Una persona su quattro soffre di denutrizione.
5) Se le donne avessero lo stesso accesso degli uomini alle risorse, ci sarebbero 150 milioni di affamati in meno sulla terra.
6) La scarsa alimentazione provoca quasi la metà (45%) dei decessi dei bambini sotto i cinque anni – 3,1 milioni di bambini ogni anno.
7) Nei Paesi in via di sviluppo, un bambino su sei (sono circa 100 milioni) è sottopeso.
8) Un bambino su quattro nel mondo soffre di deficit di sviluppo. Nei Paesi in via di sviluppo, questa percentuale può crescere arrivando a un bambino su tre.
9) Nei paesi in via di sviluppo, 66 milioni di bambini in età scolare – 23 milioni nella sola Africa – frequentano le lezioni a stomaco vuoto.
10) Il WFP calcola che ogni anno sono necessari 3,2 miliardi di dollari per raggiungere i 66 milioni di bambini in età scolare vittime della fame.
Non vorremmo rovinare il Natale ai nostri lettori, piuttosto suscitare riflessioni.
Oggi molte persone sostengono di astenersi da fare donazioni alle associazioni umanitarie, perché non sono certe che i denari raccolti siano destinati agli scopi per cui sono richiesti, invece noi pensiamo, senza giri di parole, che si tratti semplicemente di un modo per giustificare il proprio egoismo, apprezzeremmo di più un “non me ne importa nulla”, meglio la sincerità innanzi a tanto falso perbenismo. Aiutare e donare a chi meno ha o non possiede nulla è quello che continuerà a distinguerci come uomini appartenenti al consesso umano. Fra meno di un giorno chi è nato sotto le insegne della Croce, celebrerà la nascita di Cristo e tutti rifletteremo al grande atto d’ amore del Dio dei cristiani fattosi carne per riscattare gli uomini, noi lo faremo, chi più chi meno, innanzi ad una tavola imbandita con tanto di “Ben di Dio”, magari con qualche pensierino ai nostri piccoli, (il motivo per cui gli adulti ancora oggi conservano lo spirito natalizio del loro essere stati bambini).
L’invito a tutti è quello per un celebrazione più sobria, riflessiva, e magari evitando di caricare sulle pagine personali del social network, la nuova nostra fiera personale delle vanità, immagini ritraenti prelibatezze, leccornie di ogni sorta. E’ necessaria più coscienza e consapevolezza della fortuna che comunque si riscuote, tra alterne sorti, innanzi alla disperazione del mondo più sfortunato. Auguri sinceri di serenità da parte della redazione e della direzione editoriale.