(Immagini di Cecilia Ranieri)
Di Enzo Carrozzini
Una pioggia lenta che diventa torrenziale accompagnata dal fragore di tuoni, il clangore di locomotive correnti sui binari e fischi di treno, e parole solo parole ad esaltare importanza e drammaticità del testo. E’ la scenografia “sonora” che fa da sfondo al nuovo lavoro teatrale dell’attore e regista Lino De Venuto dal titolo “ Pasolini , prima e dopo,,,” , con elementi scenici curati da Gianfranco Groccia, per la compagnia Occhio del Ciclone Teather, andato in scena in prima assoluta giovedì 2 Novembre presso l’Auditorium Vallisa di Bari.
De Venuto in questo nuovo progetto accantona gli effetti scenografici (per la verità mai ridondanti), della precedente opera dedicata sempre a Paso, come ama definire Pierpaolo Pasolini intellettuale poeta e regista bolognese, privilegiando l’aspetto filosofico del suo messaggio, lasciando Paso (da egli stesso interpretato) libero di parlare mediante la drammaturgia poggiata sui testi tratti da Poesie a Casarsa, Una disperata vitalità, Calcio e Letteratura, Il Pianto della Scavatrice-Le Ceneri di Gramsci, Profezia, La Ballata delle Madri.
Lo spettacolo è basato su due elementi: l’ultima intervista, incompleta, del regista concessa al giornalista Furio Colombo un giorno prima del suo assassinio, quella del “Siamo tutti in pericolo”, un titolo scelto dallo stesso Pasolini che, alla luce degli eventi, rivelerà tutta la sua drammatica potenza premonitrice, e la sua passione nutrita per i treni sin da tenera età, tanto da dare lo spunto a De Venuto di scandire la vicenda pasoliniana nel continuo fluire dei treni, in cui ogni fermata consente a tutti gli attori(bravi e appassionati : Simone Bracci, Giambattista De Luca, Emanuella Lomanzo, Pietro Matarrese, Tiziana Nuzzo, Nicolò Restaini) di “agire” ed esaltarne la scrittura, fino alla destinazione finale, Ostia che porrà termine alla coraggiosa lotta civile di denuncia de poeta contro la “pioggia” in cui è sommerso il Bel Paese.
Forti le metafore dei poteri costituiti rappresentati con maschere di suino recanti a guinzaglio una donna asservita alle loro laide voglie, per poi farle immergere il volto in un piatto di “cioccolata”, in cui è facile riconoscere la figura di un Paese straziato tra scandali tangentizi, stragi e tintinnar di sciabole golpiste, al pari della scena dell’omicidio del poeta, resa con una violenza che sfiora la realtà e col gioco di luci a proiettare le ombre sullo sfondo amplificandone portata e drammaticità. E’ La fine del poeta il cui impegno sociale e culturale , al netto delle sue debolezze umane adoperate dal potere per liberarsi di un personaggio scomodo ( “io sò i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe…”), come sembra anche suggerire la lettura di De Venuto, al punto in cui i due simulacri di potere dalla faccia suina sembrano confabulare uno nelle orecchie dell’altro ed annuire sulla sua sorte, continua ancora ad interrogare le coscienze. Non a caso è di questi giorni la notizia secondo cui nuove scoperte sui reali protagonisti rilanciano Petrolio, l’ultimo romanzo incompiuto dello scrittore.
Nella seconda parte del lavoro teatrale De venuto ritornato nei suoi panni di autore esprime e fa esprimere ai suoi attori tutta l’ironia ed il sarcasmo di cui è capace per narrare al poeta, rappresentato da una bella immagine posta su di un cavalletto, che cosa sia successo dopo la sua tragica morte, le parole dei politici pro tempore al potere, il francobollo commemorativo del quarantennale, le commoventi lettere degli amici del poeta, contenute in un cesto, fra cui ne viene tirata a sorte quella di Oriana fallaci facendola leggere ad uno spettatore scelto tra il pubblico.
Il finale è un rinvio alle battute finali del film “Che cosa sono le nuvole”: le marionette di Totò e Ninetto Davoli (rispettivamente nei panni di Otello e Iago) opportunamente agite da un attore a celebrare la poesia, cifra essenziale nella vita dell’intellettuale bolognese:
Otello : E che sò le nuvole ?
Iago: Boh?
Otello : “Quanto sò belle! Quanto sò belle!”.
Iago: “ oh, straziante, meravigliosa bellezza del creato!”
La poesia non morirà mai perché è “merce inconsumabile e inconsumata”, il messaggio di Pasolini che De Venuto fa integralmente suo e diffonde a sua volta con la sua arte.
Il brano “Una storia Sbagliata” di Fabrizio De Andrè , scritto dal cantautore proprio per la vicenda Pasolini, chiude il lavoro contrappuntando applausi scroscianti e più chiamate del cast in scena.