di Enzo Carrozzini
“Parlo col Dottor Oliviero Beha?”
“Si, dica”.
“Buongiorno mi chiamo Enzo Carrozzini, mi scusi se la importuno, ho avuto il suo recapito cellulare da Ernesto Bassignano…”
Iniziavo cosi la prima ed unica telefonata intercorsa col grande giornalista che si è inventato il soccorso ai cittadini vessati dalla burocrazia, con programmi radiofonici di servizio pubblico sulla Rai, “Radio Zorro”, e successivamente in Video su Rai 3, Video Zorro. Avevo incominciato a seguirlo su Rai tre nel 1989 quando con Andrea Barbato (un’altro grande giornalista del Servizio Pubblico) conduceva “Và Pensiero”. Storia comune per giornalisti dalla schiena dritta, quella di essere sistematicamente defenestrati dai politici di turno che, di fatto, continuano a controllare il servizio radiotelevisivo pubblico, come avvenne per Andrea Barbato, così anche per lui.
Ma ritorno a quella telefonata che oggi, alla luce della sua scomparsa a seguito di un male spietato quanto “veloce”, diventa un ricordo ancora più intenso e più caro.
Bhea era ospite fisso del programma Ho perso il Trend di Ernesto Bassignano su Rai Radio1 con Ezio Luzzi, che contribuiva ad arricchire con interventi sagaci e taglienti, propri dello spirito del programma.
Anche Ho perso il Trend e il suo autore, nell’arco di 10 anni di programmazione (2001-2011), si erano fatti tanti nemici, per il tono dissacratorio e “sfruculiante” col quale prendevano in giro politici di destra e sinistra, così che il giorno della pensione di Bassignano fu salutato dai dirigenti Rai come una liberazione. Arrivata pensione: addio conduttori, addio programma, saluti ai 500.000 contatti quotidiani in una fascia di ascolto molto difficile da conquistare.
Mosso da un improbabile quanto utopistico desiderio di convincere i dirigenti Rai a far riprendere la programmazione di Ho perso il Trend, pensai produrre in una sorta di Instant Book, una raccolta di editoriali quotidiani scritti da Ernesto Bassignano sulla sua pagina Facebook accompagnati da una brevissima graphic novel. Dietro consiglio dello stesso Ernesto domandai un intervento scritto a tutti gli ospiti fissi del programma, affinché raccontassero le loro sensazioni sulla chiusura di Ho perso il Trend.
La telefonata.
Una volta spiegato il motivo della mia telefonata, Bhea con tono amichevole e gentilissimo mi chiese di richiamarlo un quarto d’ora più tardi, perché stava rientrando in albergo, passato il quarto d’ora acconsentì alla mia richiesta e mi disse di procurarmi una penna perché mi avrebbe dettato il suo pezzo sul Trend. Eccolo :
“Due fenomenali cialtroni, nell’ordine non solo alfabetico, Ernesto Bassignano ed Ezio Luzzi, prima abituano e poi tengono incollati alla radio tantissimi ascoltatori, come si dice in gergo (il solito gergo di quart’ordine in uso ormai da tempo) “fidelizzandoli”. Cosa fa l’astuta Rai? Per motivi para-burocratici interrompe questo flusso: chi ci ha guadagnato? Francamente non si sa. Si sa chi ha perso: il popolo fidelizzato del Trend, chi anche occasionalmente si voleva fare due risate, chi capiva, attraverso gli scherzi del duo, in quali condizioni di cazzeggio si fosse ridotta la politica italiana nel derby volgare e vuoto tra destra e sinistra e, naturalmente, i due protagonisti (a cui è stata sospesa l’aureola del seguito popolare). Gliela vogliamo rimettere questa aureola? (Oliviero Bhea).
Mi dettò il pezzo di botto, inclusa la punteggiatura, straordinario per me che non possiedo grande dimestichezza con quei segni, il testo era in puro spirito trendista, così come l’invito ai dirigenti Rai di “rimettere” l’aureola ai conduttori , come ironico doppio senso. Non mi chiese nemmeno di rileggerglielo.
Lo salutai quasi emozionandomi, mi rispose semplicemente con un “buon lavoro, ciao! “….
Ho voluto condividere questo ricordo, e solo adesso leggo le parole di sua figlia Germana sul Blog del papà: “
“Nelle ultime settimane mi è capitato di essere le mani di papà che hanno trasferito in parole scritte su un monitor quello che lui velocemente mi dettava. Si perché, gli articoli lui, li aveva in testa, non seguiva appunti, non doveva cambiare o correggere delle frasi… lui parlava ed io scrivevo perché animare, vibrare e far venire vere le parole, Lui, l’aveva come dono”.
Ho solo sfiorato la conoscenza di questa personalità straordinaria e unica nel panorama del giornalismo libero e dalla schiena dritta del nostro Paese, è stato un immenso privilegio per me, peone della scrittura. Un altro pezzo di cultura che si perde irrimediabilmente. Giornata triste. Ciao Oliviero…