Di Enzo Carrozzini
Nel 1972 Jhon Lennon compose la meravigliosa “Woman is the nigger of the world”, (la donna è il nero del mondo), brano straordinario per musica e contenuti, nel quale l’ex “Beatle” denunciava la condizione della donna nella società . maschilista. Il testo è un vero e proprio atto d’accusa rivolto al genere maschile, dal modo cui la obbligava al ruolo di “schiava degli schiavi”, a reinventarsi sexi , truccarsi e danzare per compiacerlo, per finire di essere abbandonata grassa e sola innanzi alla Tv. Altri tempi, allora i movimenti femminili operavano per rivendicare l’ importanza del ruolo femminile in una società formatasi economicamente e giuridicamente sulla presunta superiorità del genere maschile.
I tempi, fortunatamente, sono cambiati, oggi le donne , donano il loro prezioso contributo alla crescita delle comunità, avvicinando la condizione di pari dignità rispetto ad una realtà in cui persistono ancora ataviche incrostazioni maschiliste.
Ma se la condizione femminile pubblica, al netto di persistenti ostacoli al cambiamento, sembra ottenere il riconoscimento che le compete, è nella sfera privata che questo processo pare fermarsi a causa dell’incapacità di alcuni uomini di non voler riconoscere alle donne libertà di scelta e autonomia come il sacrosanto diritto di porre fine ad unioni in cui non si ha più nulla da offrire. Una incapacità culturale e psicologica che porta l’uomo a ritenere una donna “cosa sua”, a comprimere il suo spazio fisico e mentale fino alla degenerazione della violenza verbale e fisica che sfocia spesso in conseguenze esiziali. Ogni tre giorni,infatti, in Italia, un uomo uccide una donna. La uccide nonostante sia sua moglie, sua figlia o un ex amore. Le vittime del femminicidio muoiono per la rabbia, la gelosia, l’orgoglio di uomini che non riescono a emanciparsi dalla sindrome del possesso esclusivo, possesso per troppo tempo riconosciuto loro, come già detto per tantissimo tempo anche dalle Istituzioni. Ma soprattutto muoiono perché sono donne, perché troppo spesso silenti ed intimorite ed educate ad un’assurda rassegnazione che non le spinge a denunciare chi abusa di loro. L’opera di divulgazione e sensibilizzazione di donne riunitesi in associazioni contro il femminicidio, studiose sensibili alla tematiche, persone vittime di violenza, ha contribuito al varo in Parlamento di una Legge contro il femminicidio ma, evidentemente, stante le continue notizie che ancora oggi ammorbano le cronache, il problema è di urgentissimo rilevanza sociale e merita continui approfondimenti riflessioni, vigilanza e assistenza nei riguardi di chi rischia seriamente la vita. L’amore è antitesi della violenza, non si può quindi giustificare la violenza per una storia finita, meno che mai un femminicidio, e quando ciò accade si realizza quanto sia ancora lungo il lavoro che dovrà impegnare la parte sana della società in questa tematica. In questo senso il Convegno “L’Amore Malato – Quando l’amore diventa violenza”, che avrà luogo il 10 Ottobre alle ore 18 presso l’aula Consiliare comunale di San Giorgio Ionico a partire dalle 18, è un grande opportunità per conoscere lo stato dell’arte di questo problema. Relazioneranno donne qualificate come : la psicologa clinico forense Maria Bruno, l’assistente sociale Mirella Pasca, l’avvocato Viviana Rago, e la psicologa Valentina Inglese dell associazione “Centro Responsabilità antiviolenza sostegno Donne” con conclusioni del criminologo Ciro de Angelis.
C’è bisogno di ogni risorsa intellettuale positiva affinché le donne possano continuare ad essere punto di riferimento di una società in cui tanti uomini non riescono ad accettare che la loro vita è “nelle mani delle donne”, ricordando “Woman”, un altro grande brano di Lennon.