Nel nostro vivere quotidiano ci imbattiamo spesso in notizie riguardanti casi di “malasanità”, laddove a torto o a ragione, alcune persone pagano le conseguenze di disfunzioni, imperizie e carenze del servizio sanitario nazionale sia in corso di degenza ospedaliera, sia in casi di dimissione. Per questi motivi è stato istituito Agenas, l’ ente pubblico nazionale, che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni. Dal 2009 Agenas gestisce l’Osservatorio nazionale sinistri che, tramite il Simes, il Sistema informativo per il monitoraggio degli errori in sanità del Ministero della salute, raccoglie e analizza le informazioni relative alle denunce dei sinistri trasmesse dalle strutture sanitarie pubbliche per il tramite delle stesse Regioni, e mediante questo monitoraggio cerca di individuare cause e ridurre il numero di casi di malasanità che, secondo dati diffusi dalla stessa agenzia, si contano in circa 21.000 ogni anno.
Quella che mi accingo a narrare, vincendo la mia naturale discrezione, però, non è una storia di malasanità, bensì una vicenda che ha visto protagonista il reparto di Chirurgia Generale del Policlinico di Bari, diretto dal Professor Antonio Margari. Una reparto operativo, funzionale, “davvero pulito” nella misura in cui lo intendiamo nella lingua pugliese, che ho imparato ad adoperare e ad amare, da cittadino italiano di madre patria albanese. Dal giorno del mio ricovero, avvenuto il 10 Giugno scorso, per un operazione di tiroidectomia, e per tutta la sua durata, sono stato accolto con grande premura e attenzione da parte del professore e del personale tutto. L’operazione ha richiesto più tempo del previsto per complicazioni endemiche, ma tutto è andato come previsto, e anche i successivi esami istologici non hanno registrato complicazioni. Ho rivisto in quella occasione il Professore e non avevo parole per rinnovare a lui, alla sua equipe e al personale che dirige tutta la mia gratitudine. Lo faccio qui pubblicamente. Penso che sia il momento, contrariamente alla vulgata che vuole convincerci che tutto sia negativo nella nostra sanità, di esaltare le eccellenze di cui disponiamo, soprattutto quando le doti sono vieppiù arricchite dal prezioso sentimento dell’umanità. Il pensiero corre, altresì, al Professor Emilio Tafaro, uomo e medico di altrettanta levatura umana e professionale. Davide Ndoj