La sera del 11 luglio è stata inaugurata la mostra personale di pittura intitolata “Primavere” del concittadino sangiorgese Giorgio Bicchierri, che rimarrà aperta fino al giorno 22, patrocinata dal Comune di Taranto, nella splendida cornice del castello aragonese, fiore all’occhiello della città ormai palcoscenico di eventi diversificati per spessore e richiamo di pubblico. Ci tengo a sottolineare il fatto che non tratterò gli aspetti più tecnici, mansione assegnata e svolta egregiamente dai critici d’arte che esaustivamente hanno dato il loro contributo a fornire dettagliatamente indicazioni stilistiche dell’autore, pubblicate nelle brochure. Mi accingerò dunque ad esprimere alcune considerazioni sulle ragioni più strettamente umane che hanno spinto il nostro artista a produrre in questo periodo copiosamente ed in modo del tutto originale.
Come ho avuto modo di riferire in un’altra occasione la collezione delle opere di Giorgio Bicchierri è stata una piacevole ed arricchente esperienza visiva ed emozionale soprattutto, in grado cioè di suscitare sentimenti gioiosi innanzitutto grazie agli espedienti stilistici del tonalismo per esempio che coglie non soltanto il grado di intensità della luce, nelle varie fasi del giorno, ma anche la sua diversa intensità a seconda delle stagioni . Quella luce, a volte più fioca, è espressione dei sentimenti che a volte rivelano la sofferenza ed il dolore reso più intenso dai colori decisamente più cupi.
Dipingere, in questo caso, diventa, dunque, un espediente per esprimere il proprio vissuto in tutte le sue sfumature. Elementi geometrici divengono forme della natura come le sfere e le semisfere che ritraggono motivi floreali e i paesaggi collinari infoltiti dagli alberelli triangolariesferici, quasi che l’ordine simmetrico divenisse espressione della propria consapevolezza interiore. Il punto designa infatti la posizione di centralitàinteriore. Il triangolo è quella forma geometrica invece legata al numero tre che simboleggia la trinità e dunque l’ascesa dell’ uomo verso Dio.Le colline tappezzate da una coltre di vegetazione fiabesca e surreale assume la forma di un ombrello, quasi fosse una barriera protettiva, quella stessa che ha contrassegnato la sua infanzia e che è adesso oniricamente presente. Gli alberi simboleggiano il passato( le radici), il presente( il tronco) ed il futuro(la chioma). Dipingere per Giorgio Bicchierri è un punto di approdo di un lungo percorso esistenziale costellato da momenti contrastanti che pur hanno determinato una visione della vita illuminata dalla certezza della fede. La luce è l’elemento più rappresentativo di quel l’anelito a vedere il mondo che lo circonda con la semplicità dei colori carichi di valenza simbolica. Essi risultano compatti e ben definiti senza possibilità di mescolarsi perché ognuno diviene messaggio e realtà inequivocabile che fa parte di un vissuto personale. Le stagioni della vita si connotano di colori dunque e di forme a volte trascinate dal vortice caotico che sanno di esplosioni di giovinezza, a volte piegate dalle tinte che esprimono il dubbio che si attraversa quando l’incertezza di scegliere fa vedere il proprio mondo interioregrigio e monotono. Le primavere dell’animo di Giorgio Bicchierri rappresentanoinoltre un percorso ascensionale fatto di inizio e di fine in cui non esiste la consapevolezza di ciò che si è vissuto e che in questo caso rappresenta l’apice ,o meglio il vertice alla cui base di un triangolo immaginario vi è il limite. Si nasce dalle infinite possibilità e si finisce in un non so dove. L’autore in realtà intravede la speranza che la fede riesce a procurargli grazie alla materializzazione della luce che è emanata anche dai fiori in primo piano, come fossero rosoni di una chiesa che si lascia pervadere dalla infinita pienezza di Dio ,il cerchio infatti è la linea infinita che non ha un inizio ed una fine, indica cioè la compiutezza, l’unione.
Ester Lucchese