LA DOMENICA E’ IL FUTURO è un romanzo di Paolo Valente, pubblicato dalla Raffaello Ragazzi nella pregnante collana “Insieme”, col patrocinio dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici). Il volume affronta un tema delicato, col quale sarebbe stato facile scadere nel pietismo o nel melenso o nel didascalico; ma l’Autrice supera in un colpo le difficoltà, imbastendo una storia con una grande vis interna, con un climax applicato nella seconda metà del romanzo, con un bel colpo di scena finale.
Gerardo è un sedicenne liceale, figlio di ricchi borghesi, bellissimo e sprezzante. Finita la scuola riceve tre debiti e si vendica con atti vandalici contro la scuola. È acciuffato e condannato a prestare servizio di volontariato presso “La Casa del Sole”, centro diurno per i diversamente abili, guidato da una direttrice di ferro che impone a Gerry, il condannato, ordine e disciplina. Il ragazzo è affiancato da Salvatore, personaggio secondario, ma dalla robusta caratura morale e caratteriale; insieme sostengono alcuni disabili in carrozzina nelle attività quotidiane; a Gerry viene assegnato Dario, un paraplegico che non parla ma che comprende tutto, la cui vicinanza gli fa capire quanto questi esseri pur senza autonomia, abbiano identiche gioie e dolori delle persone normali. Un giorno a Gerardo affidano Agata, affetta da autismo. Da questo punto la narrazione diventa profonda, delicata, accattivante.
La vicinanza della ragazza fragile, abitudinaria, “ineffabile”, accelera in Gerry il cambiamento umano: da narciso e vanesio, diventa sensibile e altruista; quando si profila lo spostamento di Agata in un istituto, Gerry addirittura pensa di rapirla per accudirla: cantarle le canzoni con voce flautata, accarezzarle i capelli, cardare i silenzi…
Il colpo di scena, che non sveliamo, verso la fine, permette di far nascere definitivamente il nuovo Gerardo, non più superficiale, ma persona che guarda il mondo della sofferenza con attributi nuovi, quali la pazienza e l’umiltà. Il cammino di formazione è concluso: il “bello inavvicinabile” è riammesso nel liceo da dove era stato allontanato; inoltre, Gerardo chiede di continuare il volontariato in favore di chi ha bisogno, convinto che le persone con disabilità abbiano sempre qualcosa da donare.
Un romanzo di formazione, dunque, che pur rappresentando il lento movimento di riscrittura dei parametri esistenziali, manifesta una dimensione meta testuale dai formidabili risvolti sociali; se un lettore si immedesimasse in Gerry, non potrebbe che accrescere la sensibilità per i problemi dei soggetti vulnerabili, quindi favorire una comunità più cooperante.
Così la storia narrata diventa strumentale nel far acquisire al lettore un nuovo “abito”, una nuova dimensione esistenziale, un nuovo corredo valoriale, una diversa misura delle cose e degli affetti, attraverso cui plasmare l’esserCi.
Gerardo è un personaggio mimetico: da bello impossibile, godereccio coi soldi di papà diventa un ragazzo dalla spiccata sensibilità, che inforca occhiali adeguati per guardare il mondo della diversità e che gli insorge il bisogno di prendersene cura.
Tutto inizia per una frustrazione scolastica, ma la vita è fatta di episodi. Quando Gerardo entra ne “La Casa del Sole” è come se scoprisse il vaso di Pandora, tirando fuori un mondo sconosciuto; comprende che dietro alle sofferenze ci sono uomini e donne che hanno uno spirito, una sensibilità, una voce, un cuore… e che senza mostrarlo tendono la mano per essere accolti. Gerry fa esperienza di gratuità, di misericordia, che riempiono cuore e mente; così la vita pregressa diventa insignificante (feste, vanità, pregiudizi…).
Si può vivere da narcisi, vanesi e superficiali? Il primo Gerry avrebbe risposto di sì; non il secondo, perché il mondo della diversità Gerry lo incontra attraverso le persone in carne ed ossa, gli spazi reali, gli occhi e le voci concreti. E quando le persone sono prese in cura, sono come adottate (alla Exupéry), si rimarrà in ascolto, si presterà loro il sostegno necessario.
La lenta trasformazione umana del protagonista è l’aspetto più qualificante nella costruzione narrativa dell’Autrice.
Nel romanzo c’è l’idea sovraimpressa che il prendersi cura dell’altro, apra la possibilità di rinascere e indossare altri vestiti, certamente di scomodi, ma capaci di dare ricchezza e senso ai nostri giorni, ai nostri progetti, al nostro futuro.
Asciuttezza ed essenzialità nella scrittura sono, infine, le peculiarità vincenti che Paolo Valente mette in campo, attingendo sicuramente dalla sua esperienza di editor per la Raffaello, creando un racconto inappuntabile nel trattare un tema delicato quanto impervio.
Cosimo Rodia
© Giornale Armonia Registrato al Tribunale di Taranto n. 638 del 23/11/2004