di Eleonora Arnesano
Mi ha impressionato leggere di un artista che lancia gatti in aria durante una sua performance. Fino a che punto si può effettivamente dichiarare che essa è arte, che Jan Fabre è un’artista nonostante sevizi gli animali? Non sto blaterando, ma sono testimonianze vere: in una mostra ad Anversa lo stesso artista ha esposto “Il reclamo dei gatti randagi morti”, composta da nove gatti appesi a ganci da macelleria. Come lo chiamiamo: artista o macellaio? Sinceramente non so come permettano di esporre liberamente le carcasse di animali morti. La recente mostra di Firenze espone una tartaruga gigante di bronzo e alcuni lavori realizzati con migliaia di gusci colorati di scarabei. Gli animalisti hanno lanciato subito uno petizione affermando che è inaccettabile ospitare l’opera di un artista noto per le violenze sugli animali come effetto visivo durante i suoi spettacoli.
Non si può definire artista un individuo che utilizza cadaveri di animali morti per le sue opere, nonostante tutte le leggi in vigore in Italia contro la violenza sugli animali.
Personalmente nel vedere questa foto ho provato un certo ribrezzo e non ho trovato nulla di artistico se non il fatto di volersi mettere in risalto a tutti i costi facendo in qualche maniera scoop. Penso che siano altri i modi di fare arte.
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